Federica Vitale, l’azzurra manager “Fondo? Sa affascinare anche i non appassionati”

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Ieri argento e bronzo mondiale, oggi responsabile del settore nuoto alla Roma Nuoto “Ma vengo anche da studi specifici. Dopo la laurea in scienze motorie, ho preso un master in diritto e management dello sport – precisa subito a Swimbiz.it Federica Vitale, ex fondista azzurra – perché, anche se sei stato un grande atleta, non è detto che tu sappia allenare o dirigere. E in una federazione sportiva, manager o ex atleti? “L’ideale è un ex atleta con una formazione di settore. Il Coni organizza molti corsi e attività per il post agonismo – il ‘sogno’ sarebbe – poter dare agli sportivi l’opportunità di studiare mentre sono ancora in attività, come in America”. In cantiere, per Federica, il II Trofeo Roma Nuoto (dicembre), ma collabora anche con la Federatletica e con la ‘sua’ Aniene. L’anima resta sempre legata al gran fondo, che le regalò l’argento mondiale di Montreal 2005 e, soprattutto, un bronzo in casa sua, a Roma 2009 “Non ho intenzione di allenare, ma mi piacerebbe indirizzare qualche giovane verso le acque libere”.

Rachele Bruni e Federica Vitale a Roma 2009 (Getty Images)
Rachele Bruni e Federica Vitale a Roma 2009 (Getty Images)

E quanto sono cambiate queste acque libere “Dal 2005, quando diventò sport olimpico. E’ arrivata la tv, la visibilità per gli atleti, sono cambiate le gare e il livello oggi è altissimo – ma i risultati, per l’Italfondo arrivavano anche prima. Senza la tv, però, restavano in secondo piano”. Un sport che, al pari di maratona o ciclismo, permette panoramiche, inquadrature dall’altro, zoom  e cambi di scena. Volendo, persino stacchi pubblicitari “E ormai sono gare relativamente veloci. A Rio era impressionante - ma la vera forza del fondo è - che sa affascinare anche i non appassionati. Quando racconto quel che facevo, la gente rimane a bocca aperta pensando a correnti, meduse, acqua fredda, colpi subiti…”. Seduce anche i nuotatori da vasca “Peraltro, anche noi ci alleniamo quasi sempre in piscina”. Come Gregorio Paltrinieri, attirato non solo e non tanto da un’altra medaglia, ma dalla libertà che regala una gara in mare aperto(leggi qui) “Ma è soggettivo. Molte mie colleghe provarono una gara di fondo e la chiusero lì, quasi traumatizzate”. A volte non è questione di tecnica – il mare tradì anche un grande della vasca come Grant Hackett – o di adattamento. E’ acquaticità, la capacità di trovarsi a proprio agio in acqua, anche se agitata, come sulla terraferma. La base stessa del nuoto.

moscarella@swimbiz.it

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