Che meraviglia Gabriele Detti, bronzo della fatica e della costanza. Via per 400 metri in vasca corta finale che poi assommano a sedici vasche tonde tonde: Il livornese di scoglio nuota fluido e ingrana la marcia quando serve, cioè quando devi serrare i denti e battere la fatica che ti assale. Perché è dura recuperare. Perché questo è stato per Gabriele un anno di dolore alla spalla, un morso lancinante che si accendeva ogni qual volta provava a usarla, quella spalla maledetta che sembrava non sfiammarsi mai. Poi il recupero, lento ma allo stesso tempo veloce, perché la vasca non attende chi rimane indietro, ferito ma mai domo, la testa risponde sempre per chi campione è. Chilometri e chilometri, sempre a sentire quella spalla accendersi in ogni virata, in ogni allungo, pure a letto a stare fermi. Solo Detti, lui e la sua voglia di riprendersi da tutto e da tutti.Un po' come Scozzoli e il suo ginocchio, storie parallele di sofferenza e ritorno.
E così su Detti, con il suo allenatore Stefano Morini, si sono rifatti i calcoli. Si è ripreso il filo del discorso in acqua. Si capiva guardandolo in allenamento a Ostia che c’era tanta voglia dietro a quella enorme fatica, voglia giorno dopo giorno, voglia settimana dopo settimana, e i mesi a contare il recupero e la voglia. Fino a oggi, e il bronzo apre l’Italia del medagliere mondiale. Bravo Detti, lui bravissimo nella emozione che ci ha dato. Summa della caparbietà operaia della bracciata. Il paradiso dello stile libero è ritornato. Il più bel bronzo di carriera, perché questo è il frutto di una fatica olimpica, con buona pace e augurio per la prossima Olimpiade. Buona acqua a tutti.