Ogni vecchia foto ritrovata in archivio è un tuffo nel passato, un tassello di vita acquatica e della sua successiva carriera lavorativa. Perché l’ex dorsista azzurro Michele Garufi non può scindere il nuoto da Nicox, l’azienda di ricerca farmaceutica che ha contribuito a fondare “Sport maestro di vita, non è una frase fatta – commenta a Swimbiz.it – chiunque abbia praticato seriamente sport, anche a livelli medi come me, mostra determinazione e applicazione sul lavoro”. Nel 1999, raccontò anni fa ad appsport.eu, quella società creata insieme a due soci rischiava il fallimento, dopo due settimane d’infruttuosi tentativi per entrare in Borsa. Michele sognò il padre, scomparso nove anni prima, che lo invitava a non mollare. Nel ’72, deluso dalla mancata qualificazione alle Olimpiadi di Monaco agli Assoluti di Torino, si era arreso invece di allenarsi per l’ultima chance di nuotare il tempo limite “Stavolta, tentai un’ultima settimana di road-show per il mondo promuovendo Nicox. ‘Tranquillo, non sbaglierò come a Torino’ scrissi su un biglietto che posi sulla tomba di mio padre”. Oggi l’azienda vale circa 200.000.000 $ e Garufi è tra i manager italiani di maggior successo.
Milanese Doc, tifoso interista “Per parte di madre, che giocò a basket con l’Ambrosiana-Inter”. Aronne Anghileri, storica firma acquatica della Gazzetta dello Sport “Non mi perdonò mai certe mie ‘scappate’ per andare a giocare a calcio, al punto che crebbi con un fisico ibrido - ogni tanto lo punzecchiava con frasi come – nei giorni di grande gaudio calcistico, attraversa Milano su un’auto scoperta esibendo vessilli nerazzurri”. Ora si è riavvicinato al nuoto “E in futuro vorrei usare le mie conoscenze per dare una mano”. Una delle sedi della sua azienda è in Costa Azzurra “Ho conosciuto campioni come Alain Bernard e Camille Muffat, ragazza così educata e gentile da chiedermi più cose di quante ne chiedessi io a lei. Ho pianto quando ho saputo della sua morte. Per certi versi, il nuoto francese forse ha fatto anche più di noi – forse, però, specializzandosi troppo nella velocità – mi sono complimentato con Stefano Morini per i tempi di Paltrinieri e Detti(leggi qui). Il mezzofondo italiano è impressionante, come tutto il movimento azzurro”.
Ma è nel week end appena trascorso, al Trofeo Città di Milano(leggi qui), che ha respirato aria di casa. La società organizzatrice, Nuotatori Milanesi, fu fondata proprio dal padre “Fui il primo tesserato, nonché primo nazionale della squadra con Alessandra Finesso e Riccardo Targetti”. Il padre, insieme ad altri genitori, promosse anche la costruzione della piscina di Rozzano “Paradossalmente Milano, che dovrebbe essere città ‘mitteleuropea’ e ha avuto fior di campioni - Michele D'Oppido fu suo capitano - e società come la nostra e Dds, oggi non ha un vero Palazzetto del nuoto”.
Forse l’esplosiva crescita del nuoto italiano saprà cambiare le cose “Prima del 2000 c’erano fenomeni isolati come i miei amici Marcello Guarducci e Novella Calligaris, poi Giovanni Franceschi e Giorgio Lamberti. Ora vedo un movimento forte e, da manager, vedo un’ottima gestione da parte di Paolo Barelli. Ogni tanto riceve critiche, eppure è con lui che il nuoto italiano ha cambiato rotta”. I due si conoscono bene, fin dal periodo meneghino dell’attuale Presidente Fin “Il padre lavorava alla Snam, io e Paolo abbiamo fatto insieme l’ultimo anno del centro Coni a Milano e siamo rimasti ottimi amici”.
E cosa ne pensa del progetto Roma 2024? “Io ci spero. Un’Olimpiade in casa è sempre un evento positivo. Basta che non si vedano scandali… e succede a Sud come a Nord, ricordando cos’è successo a Expo. E chi le organizza si metta una mano sulla coscienza, perché i Giochi devono anzitutto portare beneficio allo sport di base”. Proprio alla base, forse, quel che manca davvero è un supporto scolastico “Io dovevo ‘nascondere’ il mio impegno sportivo, perché a scuola non era ben visto. Il ’72, oltre che l’anno di quei famosi Assoluti pre olimpici di Torino, fu per me anche l’anno della maturità. I professori, per ostacolarmi, mi cambiarono all’ultimo la materia scelta”. Ancora oggi, spesso lo sport è visto come una distrazione “Eppure vedo ragazzi che non fanno sport né studiano, altri che mettono nelle due attività lo stesso impegno – Garufi lasciò il nuoto dopo un anno di università – perché non ero un campionissimo e per le difficoltà nel far combaciare sport e studio. Ma ho messo negli studi la stessa meticolosità della vasca e mi sono laureato con 110 e lode in chimica farmaceutica. E per me anche il nuotatore professionista deve avere una base culturale, perché nella vita servirà sempre”.