Un primo mese dell’anno movimentato per il mondo dello sport. Un primo mese che si porta dietro lo strascico doloroso e polemico del 2020. Ci sono delle scadenze importanti, da oggi fino al 31 gennaio. O almeno, da quanto si evince da decisioni, intenzioni e prospettive. E’ il Governo ad avere il coltello dalla parte del manico. Ce l’ha mentre lo sport attende e alza la voce, non solo per ripartire, ma anche per ‘rientrare’ di diritto nella famiglia olimpica. Timore messo in discussione dalla legge delega del 2019, non ancora corretta, come più volte richiesto da Thomas Bach.
E allora il personaggio del momento è sicuramente il Ministro dello Sport. Vincenzo Spadafora ha due strade dinanzi a sé: la riapertura delle piscine e delle palestre, insieme agli impianti sportivi di tutta Italia e la riforma dello sport. Quest’ultima con calendarizzazione internazionale, sul tavolo del Cio, il prossimo 27 gennaio. Si apre in questo modo il 2021 per lo sport italiano. Attese, paure e speranze da realizzare. Da marzo il presidente della Federnuoto Barelli reclama soldi e attenzione. Più soldi e attenzione. Le piscine sono chiuse in tutto il Paese, almeno quelle che non richiedano l’utilizzo da parte degli atleti di interesse nazionale. Dicitura che gira nel pensiero comune, sin dal primo lockdown del 2020. E quelle devono riaprire. I gestori sono preoccupati e Barelli si è fatto loro portavoce più e più volte. Lo ha scritto anche Swimbiz negli scorsi giorni. Il Presidente della Federnuoto è tornato a tuonare contro il Governo. Serve riaprire e serve che ritornino denari e investimenti. L’acqua costa. Lo scorrere dell’acqua nella piscine è salato. In termini di soldi. Insieme a Barelli, anche un campione olimpico ha appoggiato iniziative e situazione delicatissima per gli imprenditori dell’acqua. Rosolino è accanto al suo ‘movimento nazionale’ lanciando anch’esso appelli e dando consigli. Perché riaprire. Per i giovani, per il nuoto italiano e non solo. La pallanuoto, il nuoto sincronizzato, i tuffi. Solo nell’ambito olimpico e paralimpico, all’interno di protocolli specifici redatti dal Coni e dal Comitato Paralimpico Italiano, gli azzurri si allenano e sperano che quelle Olimpiadi e Paralimpiadi slittate e in programma fra sette mesi in Giappone, si svolgano. Con tanto di vaccino. Lo vorrebbe Paltrinieri e lo farebbe subito se servisse a spalancare la porta della tranquillità. Quell’uscio a cui Greg si è dedicato per strappare un pass. Sia nei 1500 metri che nel fondo del cuore. Si fa portavoce anche lui dei suoi compagni di squadra e dei componenti della meravigliosa Italia Team azzurra. Che vorrebbe gareggiare a Tokyo con il Tricolore. Qui sta il secondo nodo cruciale del mese di gennaio. Una corsa contro il tempo per il Governo. Non solo avere intenzione di riaprire palestre e piscine entro la fine di gennaio, curva dei contagi permettendo, ma anche correggere legislativamente ciò che il Cio richiede. E qui subentra anche il presidente del Coni Malagò. Non ha più parole e appelli da lanciare al Governo. L’autonomia dell’ente nazionale è messa seriamente a rischio e il prestigio italiano nel mondo dello sport globale, come tante volte detto dal numero uno del Coni, sembra poter fare una ‘storica figuraccia’. In questo modo Malagò ha descritto lo scenario. E allora, come riporta Gazzetta dello Sport, Spadafora rimette mano alla riforma in queste ore, per sistemare le cose. Ci sono emendamenti da rivedere e nodi da sciogliere. Ci pensate ad una Olimpiade in cui la Pellegrini e il Settebello campione del mondo a Gwangiu partecipino senza bandiera tricolore sui costumi e sulle cuffiette? Impensabile da tifosi e dagli stessi atleti. E se vincessero, mettendosi un oro leggendario al collo? Sarebbe la medaglia non cantata con l’inno italiano. Un panorama stravolto. C’è il Comitato Tecnico Scientifico con cui discutere e prendere decisioni che possano favorire la ripartenza delle piscine e delle palestre. E dello sport di base in generale. Dando anche un campetto verde, ai tanti bambini che giocano soli con un pallone davanti al cortile di casa. E c’è anche una legge da correggere e un Cio da rassicurare. Lo sport italiano aspetta. E il mese di gennaio sarà evidentemente decisivo.
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