Ventisei anni dall'ultimo trionfo all'Olimpiade di Seul.La testa che sbatte violentemente sul trampolino e la ferita ripresa in diretta mondiale.Poi chiusi i riflettori , sei anni dopo la "confessione" pubblica di essere gay e poi sieropositivo con la voglia di partecipare ai Gay Games. Il più grande tuffatore di tutti i tempi -americano di origine samoana svedese-Greg Louganis ha ritrovato il trampolino come punto di appoggio e partenza per l'intervista al quotidiano francese L'Equipe qualche mese fa. E oggi che si parla sempre più nello sport di lotta all'omofobia, le sue parole rieccheggiano attualissime come testimone del tempo e del futuro che sarà, capostipite di una disciplina, i tuffi, dove il coming out ( ricordate Daley e Mitcham?) è la regola e l'esempio per un movimento di opinione e apertura che dovrebbe coinvolgere tutti gli sport. Sempre da testimone , anzi meglio per partager, condividere e lottare per i diritti del mondo omosessuale. Felice di essersi sposato a 53 anni nella Malibù dello scorso ottobre con Johnny e la legge che lo ha permesso in un passo di civiltà alla California del matrimonio libero. "Bello come conquistare la medaglia olimpica", ma non basta. Dal trampolino che fissa l'immagine sorridente di Greg la visuale è piena di flash back e progetti. La strada è ancora lunga pensando a prima che il mondo conoscesse la sua condizione "ero gay per la mia famiglia , per i miei compagni tuffatori" ma la versione "privata" non è stata certo un esempio di totale accettazione quando gli altri tuffatori "me traitaient de pédé" mi trattavano come.. un termine tradotto che non è certo sinonimo di civiltà, qualche sassolino da togliere nel fondo della vasca e del passato..
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