Una gara non fa primavera, ma indicazioni certamente sì, quelle le elabora eccome. Vanno lette e interpretate, specie se in prossimità dei Mondiali, questa estate, e delle prossime Olimpiadi a Tokyo. A Doha, in Qatar, nelle World Series il nostro Greg è arrivato quarto nella 10 chilometri, un affare agonistico che lo riguarda sempre più, in parallelo con i 1500 della piscina. Mi suggerisce e analizza Fabrizio Pescatori, oro mondiale nel 1998 con il team event, primo della storia del nuoto azzurro open water “Greg soffre nello scatto finale e purtroppo con le scie fa fatica a staccare i migliori”. Un po’, se è lecito, quello che ultimamente capita anche in vasca nei 1500, dove il nostro guerriero vende sì cara la pelle ma alla fine viene risucchiato. Una sorta di moto natatorio perpetuo ad alto livello, ma con una mancanza di brillantezza finale, che ha come risultato il non riuscire a velocizzarsi negli ultimi, fatidici metri.
Posso pensare a quello che pensa il nostro campione olimpico, che su quest’ultima gara, la prima del 2019, non sia troppo contento. E’ sempre esperienza certamente, perché le acque libere contengono in loro la continua ricerca dell’imparare dagli errori. Essere sempre lì davanti tra i primi e con i primi e non riuscire a vincere. Bisognerà cambiare qualcosa come strategia? Forse, a bordo vasca, è l’ora dell’analisi. Un’analisi di fondo passando dalla vasca. Perché il nostro numero uno ha bisogno di ritrovare il timone e la barra, per ritrovare l'agonista perfetto che è.