Addestramento all’olimpico salto, mi verrebbe da dire. In parole povere non tutte le ciambelle da piscina vengono lì per lì con il buco, e la teoria della relatività acquatica non esclude nessuno, Paltrinieri compreso. Ora a ben vedere il 14’ e 42” e 91 nuotato nel pomeriggio è comunque un gran crono per il momento, lo spazio temporale che divide il nostro campionissimo dalla madre di tutti i chilometri e mezzo a nuoto, quello brasiliano a cinque cerchi colorati.
Sfide a distanza (Horton, collega australiano, qualche giorno fa a 14’39”) e desiderata di noi tifosi lasciano il tempo che trovano, fanno parte della scena e del gioco appunto, se poi consideri che se uno avesse sempre nelle braccia e nelle gambe i tempi ancor prima di farli, sarebbe fantanuoto. D’accordo, un tempone memorabile oggi avrebbe forse dato un magistrale colpo all’ego e alle certezze, ma ragionando con il cronometro del buon vecchio allenatore Stefano Morini è meglio sempre avere dubbi, fame (agonistica) e certezze da lasciare, quelle, in valigia. La strada verso la gloria è irta di qualche piccolo sbandamento, e questo è uno impercettibile ci mancherebbe. Sono d’accordissimo con il commento di Luca Sacchi che definisce i parametri di sbandamento verso la corsia da migliorare e da non strusciare, nel senso che quei dettagli con una condizione da mettere a puntino, sarà l’attesa dei forti. Conta solo Rio, tutto il resto verrà senza strafare. La piscina olimpica è appena iniziata.