Hervé Barmasse, acqua e ghiaccio

Copyright foto: manuel ferrigato

E’ un po’ strano pensare di passare dal nuoto all’alpinismo. Ryan Cochrane una volta fece un pesce d’aprile sostenendo di darsi al bob. “In realtà in famiglia si respira da sempre aria di montagna: mio nonno e mio padre sono guide e grandi alpinisti” racconta a Swimbiz.it Hervé Barmasse, che domenica sera interverrà al programma tv di Rai 3 Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, per parlare del suo libro “La montagna dentro”. La vera eccezione “E’ mio fratello Henri che per primo scelse il nuoto, arrivando anche in nazionale giovanile. Io lo seguii per un po’ alla Safa di Corrado Rosso, per poi dedicarmi prima allo sci e poi all’alpinismo”. A 37 anni “Sono solo a metà del mio percorso. Ho ancora tante tappe che sogno di percorrere e l’alpinismo può essere praticato anche a 45 anni in condizionali ottimali: è 30% di preparazione e 70 di capacità mentali ed esperienza”. Ma il legame con l’acqua è rimasto “In fondo i ghiacciai sono i più grandi bacini d’acqua al mondo. Uso ancora il nuoto come defaticamento” e, grazie al fratello, le amicizie nel nuoto sono rimaste intatte. Nel 2003, guidò una spedizione di nuotatori azzurri “S’incontravano l’anno dell’acqua e della montagna, Luca Sacchi seguì l’evento e ne uscì una cosa molto bella e simpatica. Con me c’erano Viola Valli, reduce da due ori mondiali, Lorenzo Vismara, Stefano Rubaudo, Luis Laera, il bronzo olimpico Davide Rummolo…  – come la sa cavarono? – i maschi un po’ meglio, ma alla prima vetta, il Breithorn, erano già tutti stremati (ride). Anche  un atletone, in tutti i sensi, come Vismara. Ma è questione di abitudine alle alte quote: quando scalammo il Monte Rosa erano tutti più pimpanti”.
 
moscarella@swimbiz.it
 

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