I grandi eventi sportivi internazionali suscitano l’interesse sia dei mass media nazionali sia delle aziende che vogliono pubblicizzare brand e prodotti. Fattore determinante per la misurazione dell’investimento pubblicitario è l’indice auditel e anche il nuoto ha saputo creare appeal televisivo. Già solo considerando la RAI, nelle ultime quattro edizioni, in Italia, il Mondiale di nuoto ha registrato dati positivi che permettono di capire che può essere un canale di comunicazione di notevole interesse. Partiamo da Melbourne 2007: su RAI Sport Satellite share dall’1,3% al 3,82% a settimana; su RAI3, essendo tv generalista, lo share va dal 2,5% al 4,6%, ma le percentuali si alzano, dal 3,5% al 7,8% sulla stessa rete nella settimana che vide i bronzo della diciottenne Federica Pellegrini, il secondo oro iridato per Filippo Magnini e il podio di Luca Marin, al centro della liaison con laure Manaudou, dietro gli inarrivabili Phelps e Lochte(leggi qui). I Mondiali di Roma 2009 hanno evidentemente registrato il boom televisivo: su RAI3 le batterie hanno ottenuto uno share dal 4,49% al 6,75%. Su RAI2, dov’erano trasmesse le finali, la media share era del 16% circa, ma le finali della Pellegrini hanno ottenuto il 19,65% e il 21%; Alessia Filippi, che giocava in casa, ha ottenuto il 17,57% e il 16%. I mondiali di Shanghai 2011, complice il fuso orario, su RAI Sport ottennero uno share che dal 2% in orario italiano notturno al 6% al mattino; ancora effetto Fede con un balzo al 7,29% per l’intera fascia oraria che comprendeva la sue finali. Infine Barcellona 2013, per il quale la Fina dichiarò oltre 4 miliardi di telespettatori. In Italia lo share variava dal 2,85% al 15% (Lazio la regione più acquatica col 17%); la finale 200 stile libero della Divina sfiorò il 30%. Quest’anno, Kazan dirà se il trend crescerà ancora e dai dati della competizione più recente, i mondiali in vasca corta di Doha, l’interesse degli italiani si è allargato dai soli Azzurri all’intera competizione(leggi qui).
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