Che magia quella volta del 2006. Con le Olimpiadi in casa, a Torino tredici anni fa passò anche un certo Michael Phelps. Che ancora doveva trasformarsi sotto le squame di pesce-atleta pazzesco, unico, irraggiungibile. Successe due anni dopo, doveva incoronarsi il SuperMichael, L’Alieno della vasca a otto ori. Roba da extraterrestre, un ufo a ciel sereno nel mondo dell’acqua. In città ospite di uno sponsor, se ne andò come un comune mortale in piscina. Si presentò nell’ora del nuoto libero, pagò il biglietto alla segretaria che manco lo riconobbe come tale, e via ad allenarsi. Così, immaginatevi il ragionier Rossi che gli nuotava in corsia accanto. Tutto solo, straniero ma cittadino acquatico di una città che oltre al calcio ha sempre respirato una profonda tradizione natatoria. Fatta di alti e bassi. Ma la storia la costruisci nel tempo, guardandoti indietro, quando ti ricordi i vapori di cloro e l’umidità respirati a pieni polmoni da generazioni di atleti.
La Sa.Fa Torino, l’Aniene degli anni ottanta. La Rari Nantes (che domenica festeggia120 anni di storia con una maxi-staffetta), la Sisport Fiat, il Centro Nuoto, società a destra e sinistra rispetto al Po, con il fiume a fare da rigo separante. Poi venne la rivoluzione fugace e aleatoria del post olimpico. LaPresse che alimentò la storia con Laure Manaudou, regina di Francia, e Luca Marin, mistista che combatteva proprio con gli Alieni dei misti, Phelps e Lochte, ai mondiali australiani del 2007. Bronzi e Amori, Torino era il nuoto che fa notizia.
Poi, come gli amori che improvvisamente cambiano direzione, la barra sentimentale cambiò. Si chiuse tutto, progetti fantasmagorici presero altre direzioni. Il lascito olimpico sembrava quasi una maledizione, almeno per il nuoto. Fuga di cervelli (coach Rossetto e Magnini lasciati andare nella Capitale prima dell’esplosione del Re Magno), storie interrotte ancor prima di nascere. Una stagione senza classe dirigente acquatica, poche idee e confuse. Pure Alessio Boggiatto, campione del mondo nel 2001, se ne andava a nuotare e vivere (con Domenico Fioravanti) a Roma. C’è voluto tempo ma con la tradizione prima o dopo ci rifai i conti. Contano le idee, i progetti. Dai nativi acquatici è ritornato un mondo che sembrava perso.
Così il risveglio nella velocità europea di una star come Alessandro Miressi fa rima con l’arrivo a Torino, tredici anni dopo quel 2006, di un’altra star mondiale dell’acqua. Il dito al Cielo, nella capitale sabauda, nella terra dei Miressi fa rima con Cesar. Non il Giulio Cesare che impose Augusta Taurinorum ai piedi delle Alpi, ma colui che ha già fatto la storia della velocità, l’uomo più veloce al mondo in acqua, record del mondo detenuto nei 50 e 100 stile libero. Cesar Cielo, in una sorta di saudade torinese, città amatissima dai brasiliani e non intendo solo quelli che giocano a pallone nelle due sponde, Toro e Juve, ma dalla grande comunità verde-oro che la abita.
Aprirà le acque il 10 novembre prossimo, l’uomo Cielo che quando ha vinto, dall’Olimpiade al Mondiale, ha sempre mandato un dito lassù. Anche, forse, per farsi perdonare qualcosa. A Torino racconterà la sua storia e farà un clinic, come si usa dire oggi per mettersi ai raggi x della propria tecnica, della propria anima natatoria. Un percorso sostenuto da due nativi acquatici e digitali del nuoto torinese due punto zero. Fabrizio Imperadore, ex azzurro, amministratore delegato di Eicom, utility di energia gas e ambiente, una sorta di turbo acquatico per un innamorato perenne dell’acqua che ha vinto quest’anno anche un titolo master a farfalla. E Luis Alberto Laera, cittadino torinese nell’anima e nella storia del nuoto di questa città, Ceo della internazionale Vadox, costumi da competizione. Un connubio e un progetto pilota, che farà bene a Torino acquatica. Come dire che Cielo riapre la strada che altri dovranno solcare coi risultati. Torino è stata ed è acquatica, dai grandi eventi che qui aspettano di essere ospitati. Uno sguardo al Cesar Cielo. Io ci sarò, Swimbiz ci sarà e aprirà di gran carriera le danze. Ci vediamo sotto la Mole il 10, buona acqua a tutti.
AGGIORNAMENTO: E parlando di Torino, sarà presente al clinic anche uno dei protagonisti di quell'avventura chiamata LaPresse, il tecnico Paolo Penso, che supervisionerà la parte teorica in qualità di specialista in metodologia dell'allenamento.