Il fondo della discordia

Copyright foto: nils nilsen

L’Italia ha scelto di non mandare Azzurri ad Abu Dhabi per ragioni tecniche, anche perché la tappa è stata inserita all’ultimo momento nel calendario ufficiale della Fina World Cup di acque libere. Tuttavia, a Swimbiz il team manager Stefano Rubaudo(leggi qui) ammise che, da atleta, lui e gli altri Azzurri andarono in difficoltà per l’alta temperatura dell’acqua, in primavera, negli Emirati Arabi Uniti; la stessa che costò la vita all’americano Francis Crippen. Ricordando quella vicenda, gli Stati Uniti sono entrati in polemica aperta con gli organizzatori, soprattutto ora che la Fina ha ufficializzato la tappa (13 marzo). Usa Swimming subito annunciò apertamente che non avrebbe portato atleti statunitensi alla manifestazione. Anzi, l’edizione 2015 della Crippen Cup (28 marzo), competizione in acque libere della Florida nata per ricordare l’atleta scomparso, è assurta a simbolo di boicottaggio. I siti specializzati anglosassoni invitavano, e invitano, tutti i fondisti a saltare la gara emiratina, anche in forza del fatto che le donazioni hanno fatto levitare il prize money della Crippen Cup fino a 22.000$, superiori ai 20.000 messi in palio da Abu Dhabi. Nel botta e risposta a distanza, gli organizzatori della tappa di World Cup ora hanno triplicato i premi in denaro, portandoli a 60.000$. Negli Stati Uniti continuano a levarsi cori d’indignazione, la Fina e la UAE Swimming Federation assicurano che gli atleti gareggeranno nelle migliori condizioni di sicurezza. Intanto, il 13 marzo si avvicina.
 
moscarella@swimbiz.it

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