“Pisolo”, era soprannominato così. Come si direbbe oggi, un nickname, che ben si confaceva a Sergio Mirante. Calabrese, nuotatore di quella passione e di quella grinta che ti fa confondere il blu del mare con il blu della piscina, se sei di una terra come quella che ha come simboli i due Bronzi di Riace, che confonde spesso i due orizzonti agonistici. Miscelando l’acqua come i due mari, lo Jonio e il Tirreno, che da una certa altezza sembrano quasi unirsi. Sergio era Pisolo perché assopito nel suo mondo, quasi estraneo a un certo punto, ma in realtà ognuno di noi lo è quando nuota, e nuota con i suoi pensieri. L’acqua che ti avvolge e ti culla e poi, quando meno te lo aspetti, ti striglia. Si alza e ti strapazza, e sembra quasi rispedirti indietro come a dirti che puoi nuotare sempre quello sì, ma non sei altro che un piccolissimo pezzo di quell’elemento infinito e profondo. Di cui non puoi fare a meno.
Però Sergio ci ha lasciati poco tempo fa combattendo un brutto male che è meno leale del mare. Ma questo non chiude per chi resta, una grande passione e un grande ricordo. Da continuare e da tenere vivo sempre. E allora papà Patrizio, sabato prossimo a Sellia Marina, darà il via al miglio marino, 1852 metri di tonnara agonistica e di schiuma marina, il mezzo fondo sprint, che porterà il nome e la passione di Sergio. Un Trofeo, il primo, con la storia azzurra, olimpica e calabrese di Michele D’Oppido a premiare. Perché il miglio acquatico in mare calabrese è una storia dal grande cuore che tutti abbraccia.