Era quasi scontato. Partiva da favorito, nella corsia 4, quella dove nuotano i tempi migliori.
Ma finché non tocchi il muro per primo non puoi dire di aver vinto. Lo sa bene Fabrizio Antonelli che negli ultimi mesi ha dovuto sbracciare con più fatica del solito in acque tempestose.
Ma è lui l’allenatore dell’anno, il titolo più ambito perché è in memoria del più grande. E siamo sicuri che Alberto Castagnetti sarebbe d’accordo e sta applaudendo questo ragazzo di 40 anni che ha messo piede per la prima volta in piscina quando ne aveva 4 e non ha mai smesso di spostare l’acqua. Avanti e indietro. Prima da atleta, poi da tecnico. Prima nel porto sicuro della vasca poi nel mare aperto delle acque libere. Mai fuori dei bordi, sempre posato (tranne in quella bellissima esultanza di questa estate con Ribaudo). Testa bassa, occhi concentrati sull’obiettivo. E grande umiltà. Si è trovato tra le mani una Ferrari e l’ha fatta volare. Anche quando sembrava che Paltrinieri dovesse fermarsi ai box Antonelli non si è lasciato abbattere. Aveva detto di essere finito in una palude con il suo Greg, ma è riuscito a tirarlo fuori. Con la tenacia e le competenze di chi sa che solo faticando si può portare a casa l’intera posta in palio. Oggi emerge vincitore, ma sappiamo già che sta pensando al prossimo traguardo perché lui è abituato a “caricare” sempre. Forse è questo il segreto: restare con i piedi saldamente ancorati per terra mentre ci si tuffa in ambizioni sempre più grandi; continuare a fare il proprio dovere mentre tutti ti applaudono. E sorridere felici ripensando a come la vita sia virata in meno di due anni. Dal primo incontro con il suo Gregorio nel 2020, ai record europei, alla mononucleosi, alle medaglie olimpiche, al titolo di migliore dell’anno.
Sì, è davvero lui il migliore.
Lo merita.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it