Forse dalla palude in cui la mononucleosi lo aveva impantanato a giugno è riemerso davvero solo ora. Non solo per l’oro e il record europeo ma perché Greg ci ha creduto sempre non mollando mai dall’inizio alla fine della gara. È restato attaccato a Wellbrock come in questi mesi ha sempre cercato di rimanere in scia della sua carriera, non permettendo mai ai guai fisici di debilitare il suo futuro. Il re è tornato o forse non se n’è mai andato. Aveva solo poggiato lo scettro momentaneamente, ma la corona non se l’è mai tolta perché chi è abituato a nuotare davanti non affonda mai nelle retrovie. L’oro di Greg è la medaglia di chi è abituato a sfondarsi di fatica nelle sedute infinite in acqua dei fondisti, tra la calma piatta della piscina e quelle mai calme del mare. Al suo fianco ha sempre avuto una guida fondamentale, l’allenatore più vincente degli ultimi tempi: quel Fabrizio Antonelli che gli ha insegnato (soprattutto) ad allenare la pazienza. Anche quando finisci in una palude e sembra che le sabbie mobili ti tirino giù. Ma Greg ne è uscito, lo aveva già fatto in realtà non abdicando a Tokyo, ma ora ne è fuori anche di testa. Pronto a tutte le nuove sfide dei prossimi mesi. In (perenne) moto perpetuo.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it