Il professionista teenager

Copyright foto: Fox

A quindici anni, il suo obiettivo olimpico non è Tokyo 2020, ma Rio 2016. La precocità è un’abitudine nella giovane vita di Michael Andrew. Record giovanili a raffica e media subito impazziti per il nuovo Michael del nuoto; poi, lo scorso anno, il passaggio da professionista. Sponsor fin da subito, ma l’impossibilità di nuotare per un college americano; quasi una rivoluzione in un Paese noto anche per il sistema sportivo universitario. Pioggia di critiche sul padre-allenatore, l’ex marine Peter Andrew, ma lui nega ragioni economiche dietro alla scelta “I metodi di allenamento in uso nei colleges con lui non funzionerebbero. Il mio funziona. E poi gira tutto il Paese con me; si sta perdendo qualcosa? Non credo”. E quel metodo, chiamato USRPT (Ultra Short Race Pace Training) è già un fenomeno mediatico oltreconfine: padre e figlio sono stati invitati a dare lezioni di nuoto a un clinic internazionale a Leòn, in Messico, con un roboante el niño más veloz del planeta. Di recente, l’ex olimpionica Chantelle Michell(leggi qui) ha dichiarato “Nessun genitore fa pressioni sui figli perché vincano la medaglia olimpica: se sei lì, è perché tu l’hai voluto”. “Essere un professionista è quello che voglio” dice Michael davanti alle telecamere Fox(guarda il video), lo sguardo fermo e la voce senza tremiti di chi è abituato alla precocità.

moscarella@swimbiz.it

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