Italia-Svezia. Gioventù a confronto tra atleti, tecnici e… genitori

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Alessandro Canciamilla, ex nuotatore master oggi è tecnico di categoria Esordienti della società romana Salvetti, ma con un passato da coach in Svezia. A Swimbiz.it, confronta il nuoto giovanile tra le due realtà. “Il nuoto giovanile italiano, specialmente in ottica cronometrica, è nettamente tra i migliori in Europa” — e continua — “i tempi che fanno i bambini di 12 italiani, in Svezia li fanno a 14”. Ciò che cambia tra i due modi è, secondo il coach: ”la capacità maggiore di creare empatia con l’allievo e vivere più tranquillamente le attività lavorative”, in Italia invece: “l’allievo spesso è visto dall’allenatore come mezzo per arrivare a livelli più importanti”. “In Svezia si lavora molto di più sulla tecnica con l’ausilio di strumenti che aiutano a migliorarsi. C’è un diverso approccio culturale, mentale al mondo agonistico”. Diversi anche i rapporti con i genitori “In Svezia si tende a tutelare la personalità del bambino, il genitore interviene solo se l’allenatore sbaglia col ragazzino sul punto di vista personale, qui alcuni si lanciano su discorsi tecnici e cronometrici”. Conferma la classica espressione, presa spunto dal mondo calcistico: “Siamo tutti allenatori”. Ma “La pressione dei genitori italiani è controproducente, perché si rischia di perdere il patrimonio del mondo giovanile. Questa è la grande differenza”. Infine, nella disputa tra due scuole di pensiero: chi consideri importante la palestra anche tra i giovanissimi e chi, invece, reputa sia meglio farli concentrare su tecniche e fondamentali “Non considero le due filosofie in contrasto. Anzi, si possono ben integrare”.
 
facchini@swimbiz.it

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