Per una come me che odia la rana e ci ha messo tre anni per capire come mettere il piede sinistro a martello (è tutto vero, giuro) è inevitabile provare ammirazione per la nuova generazione di ranisti fenomeni che gracchiano felici nelle corsie italiane (e non solo).
Più difficile è capire come si possa essere così bravi in uno stile che è da sempre storia a sé. In gergo si dice che ranisti non si può diventare: o si nasce con questa fortuna o difficilmente si potrà eccellere nella rana. Lo sanno bene gli istruttori di nuoto che intuiscono subito se un bambino sarà un ranista o se li farà disperare per apprendere la gambata a rana. Basta vedere come un allievo batte i piedi in un primo brevetto: se non riesce proprio a metterli a punta, i tecnici si dispereranno per insegnare una buona gambata a stile libero, ma avranno poi vita facile per impostare la rana.
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Che gli italiani fossero un popolo di ranisti lo si doveva intuire dai tempi di Domenico Fioravanti. Forse non è un caso che la prima medaglia olimpica del nuoto italiano sia arrivata proprio da lui. Nella sua scia oggi nuota davvero una generazione che da ranocchia si è già trasformata in principi e principesse. Martinenghi e Scozzoli tra gli uomini e il trio delle meraviglie Pilato, Carraro e Castiglioni tra le donne. Senza contare quelli che nuotano nella loro scia.
Da Bari per esempio arriva il 22enne Andrea Castello, talmente bravo (a livello giovanile è sempre andato a podio in tutte le categorie) che il direttore tecnico della Nazionale Cesare Butini ha voluto premiarlo per i risultati ottenuti ai Primaverili (argento nei 200 rana a pochi decimi dall’oro) dandogli un «upgrade» per gli Europei di Budapest. Castello nuota con coach Casella proprio con Carraro e Scozzoli nella famosa scuola di Imola dove crescono talenti della specialità. Non uno stagno, ma una fucina di nuove promesse in uno stile dove oggi abbiamo tanta abbondanza, come lo stesso Butini ha più volte sottolineato.
Si dice che i ranisti siano una categoria a parte, non solo nel fisico, ma anche nella mente: creativi, un po’ pazzi, geniali.
Ma non pensiate che fatichino meno degli altri. L’adagio che nuotare a rana sia riposante è solo un’illusione.
Provate a chiederlo a chi non riesce proprio a capire come mettere un piede a martello.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it