Formazione, istruzione, educazione. Tutto parte da lì. E' nelle scuole, di qualsiasi genere s'intendano, che si costruisce l'individuo, il cittadino, l'atleta. Per questo serve, anzitutto, istruire a dovere buoni maestri, soprattutto quando si parla di sport paralimpico. "Alcuni genitori temono che possa 'segnare' i loro figli come disabili" confessò una volta a Swimbiz.it Riccardo Vernole, ct della nazionale di nuoto paralimpico(leggi qui). Ecco allora l'importanza sociale, oltre che sportivo-educativa, che hanno i tecnici, per i quali la Finp apre anche quest'anno il corso di formazione a Roma, presso la Fondazione Santa Lucia: cambiare la visione dello sport paralimpico, plasmare la cultura dello sport come integrazione. Sempre nel Lazio, a Marino, la Federnuoto paralimpica garantisce anche un corso specifico per tecnici Fisdir, che lavorano, cioè, con atleti dalle disabilità intellettivo-relazionali. In questo caso, infatti, l'allenatore dev'essere anche un po' "psicologo": deve saper trovare il modo di trasmettere comunque le sue lezioni e indicazioni all'atleta(leggi qui). Ad ogni modo, le eccezioni non mancano: il ranista Paolo Zaffaroni, nonostante sia solo un classe '96, è già pluricampione mondiale Fisdir, anche grazie a un atteggiamento più aperto e auto motivante rispetto alla maggior parte degli atleti, italiani e non, della sua categoria.
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