Primo tuffatore italiano a qualificarsi per i Mondiali di Budapest “Certo aiutato dal calendario, ma è una bella sensazione: mi sento 100 kg più leggero” racconta l’high diver Alessandro De Rose, al telefono con Swimbiz.it. L’animo è lo stesso, entusiasta e cortese, di quando partì da Cosenza. Quattro anni sono passati dal debutto dei tuffi delle grandi altezze a un Mondiale Fina, Barcellona 2013. Quattro anni per strutturare questa disciplina, darle piena dignità agli occhi del mondo “E’ uno sport giovane, il regolamento è stato cambiato per soddisfare i criteri della Fina, aumentando il coefficiente di difficoltà”. Ora è più tecnico, competitivo, vario “E più reale. Gli altri hanno dovuto adattarsi. Io sono fortunato, ho iniziato quando già stava cambiando”. Se il suo sport ‘mette lo smoking’ per essere accettato nel circolo più esclusivo, le Olimpiadi, De Rose due anni fa a Kazan indossava la tuta azzurra al suo primo Mondiale “Sentivo l’ansia, in carriera non avevo fatto neppure Mondiali o Europei Juniores. Non volevo fare brutta figura - per sé e per l’Italia – lo spagnolo Carlos Gimeno m’incoraggiò ad allenarmi di più, mi fece capire che stavo scrivendo la storia del mio Paese”. Sognando di fare altrettanto ai Giochi, magari con la formula di una finale diretta tra i migliori 12 al mondo, come propone il veterano e ambasciatore di questo sport, Orlando Duque.
Perché l’approdo nella Fédération Internationale de Natation ha dato agli high divers una nuova consapevolezza “Non rappresentiamo più solo noi stessi, ma anche il nostro Paese. Per alcuni è una rivincita verso le loro Federazioni”. Non tutte, infatti, supportano questi atleti “Perciò gareggiano anche per dimostrare che sono atleti validi per rappresentare le loro nazioni”. Insieme al tecnico della Trieste Nuoto - lo spagnolo Emilio Ratia Vidal, che gareggiò ai Giochi di Seul 1988 - De Rose hai imparato a gestire l’ansia da gara “Ma sono ancora il ‘campione dell’allenamento’, perché mi tuffo meglio che in gara (ride)”. Un impegno totalizzante, al punto che il cosentino ha smesso di allenare. Si tufferà anche agli Assoluti di Torino, un test e un’occasione di divertirsi. Ma vedremo mai un tuffatore vincere nello stesso Mondiale (o nella stessa Olimpiade) l’oro in entrambe le discipline? “Perché no? C’è già un sedicenne britannico, Hayden, che si tuffa per la nazionale giovanile, ma ha iniziato anche dai 27 m. Magari sarà il primo a vincere l’oro da trampolino, piattaforma e grandi altezze”.