Ci siamo, è il momento dello scontro diretto tra Fina e Isl, la Federazione titolare e l'aspirante sfidante, come su un ring. Uno showdown, una resa dei conti in stile fumettistico (ma chi sono i supereroi e chi i supercattivi?) della quale tuttavia gli atleti saranno interpreti, ma non protagonisti, considerato che molti top swimmers si divideranno tra le competizioni di entrambe le egide. Armi della tenzone sono e saranno i numeri: quanti atleti di blasone partecipano, quanto valgono i premi in denaro sul piatto, quanto lo spazio al contorno, alla tv o allo streaming, all'innovazione, in un clima da campagna elettorale.
Apre il primo round la Fina che snocciola numeri e grandi nomi - inclusi gli azzurri Fabio Scozzoli e Gabriele Detti - delle Champions Series al debutto domani a Guanghzou, Cina. E il premio in denaro totale, 3 milioni di dollari, evidenziato in grassetto nel comunicato ufficiale di presentazione. Perché il nocciolo della questione sarebbe quello: come garantire ai nuotatori - di vertice, per il momento - guadagni paragonabili agli atleti di altri sport. O meglio, maggiore stabilità economica. Un disincentivo ai ritiri precoci, che dovrebbe passare dagli stipendi più che dai premi in denaro. La guerra dei soldi, l'avrebbe forse chiamata l'inarrivabile Orson Welles, anche se nel suo caso fu lui solo ad acquisire gloria e fortuna. Il resto era fiction.