E dire che Grant Hackett aveva dichiarato d’ispirarsi proprio a Michael Phelps per il ritorno al nuoto agonistico. In attesa di capire se per il Kid di Baltimora, in ottica mondiale prevarranno le pressioni degli sponsor o la ragion di Stato, The Machine fa il giro del mondo con i suoi 400 stile ai campionati australiani(leggi qui). E qui sta il punto: Hackett è un personaggio globalmente riconoscibile, seppur non ai livelli di Phelps; tra oggi, domani e dopodomani si giocherà con i 200 stile un clamoroso, possibile posto ai Mondiali di Kazan nella staffetta 4X200. A quel punto diverrebbe lui, con buona pace della rampante Katie Ledecky o della neo professionista Missy Franklin(leggi qui), la storia dei Mondiali. “Lo storytelling può essere sfruttato alla grande – spiega a Swimbiz Enrico Flavio Giangreco, docente universitario di marketing e comunicazione nello sport – e la presenza del campione noto al grande evento può comportare il ritorno della business community verso l’Australia. Quindi non solo l’interesse dei media, ma anche delle aziende: il personaggio fa fatturato”. Certo, molto sta anche nel come sia ‘venduta’ una storia “Ma gli australiani sono maestri nel marketing, specie nel nuoto – hanno anche rispolverato l’antico nickname Dolphins per la nazionale (leggi qui), trasformandolo in un marchio ufficiale, con tanto di simbolo – si potrebbe fare anche con ‘Azzurri’ nello sport italiano, con effetti positivi su merchandising e possibilità di partnership: sarebbe un brand ex novo, ma con un richiamo al passato, un ritorno al significato originario di unione degli italiani. Serve, però, la volontà istituzionale d’intuire potenzialità del genere”.
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