Ha la faccia sorridente e pulita del bravo ragazzo, Nic il ranista. E come tutti i ranisti appartiene a quella fascia protetta del nuoto che solo chi ha praticato la gambata a piedi a martello può capire in tutta la sua interezza: ranisti lo si è nel cuore, nella filosofia che fai solo quello in piscina e ti azzardi al massimo nei misti e in quella naturalissima avanzata acquatica a scatto e distensione che fa il verso, appunto, alla rana. E come la rana scattante al via Nic Martinenghi, che poi è Nicolò ma noi accorciamo in onore della bracciata e della gambata che si contrae e distende, Nic appunto , come quel verso rapido che l’adorata bestiola produce. Baffetto a sostenere un pizzetto sparviero che ne incornicia quel tratto di viso non coperto da cuffia e occhialini, e Martinenghi si aggrappa al blocco di partenza. Poi via tra aria e acqua, un istante in volo e una subacquea perfetta, spinta e allungo, per riemergere e dare vita alla sinfonia contratta , carica piena di muscoli e talento che si trasforma nello scivolo miracoloso. Come la rana che schizza via, Nic è esplosivo e delicato allo stesso tempo, con la piastra che a malapena regge tutta la potenza di un arrivo da record. Ventisei secondi e novantasette, una parabola ranistica da record italiano. “Pelle di cappone alta 40 centimetri” chiosa il telecronista e collega Rai Tom Mecarozzi. Non polli, ma capponi. Come nella rana un grande, unico e inimitabile circus.