Se il timore più comune nella società moderna è, probabilmente, l’ansia da prestazione, non da meno è la paura di non essere ricordati, di non lasciare un segno duraturo nel tempo. Gli atleti non fanno eccezione. Se il novembre scorso era Le Clos a sognare un record in vasca lunga per entrare nella storia, ora un altro campione sudafricano, Cameron Van Der Burgh, dichiara all’agenzia Sapa “Ho già vinto medaglie e battuto record mondiali. Ora, però, voglio spingermi oltre, per stabilire un tempo così basso che, una volta ritiratomi, gli altri nuotatori non ci andranno nemmeno vicini – e il modello è sempre uno – guardate Phelps: il record mondiale 100 farfalla è 49”82 e gli altri arrivano sì e no a 52”, ha fatto qualcosa d’incredibile”. Secondo Diego Polani, psicologo Fin “Finché voler essere ricordati ti stimola a migliorarti e a vincere, ben venga - purché – non si trasformi in una sindrome ossessiva o di estremo narcisismo, altrimenti si rischia di rivivere le vicende di Thorpe”.
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