Da un lato all’altro del mondo. Lo scozzese Michael Jamieson annuncia il ritiro, rivelando al Sunday Times come sia caduto in una crisi d’identità “Tutto ciò che ho per dimostrare vent’anni di lavoro è una medaglia – l’argento olimpico nei 200 rana a Londra 2012, che peraltro non bastò a garantirgli, negli anni successivi, il supporto dei fondi federali(leggi qui). Dall’Australia James Magnussen, che quest’anno non parteciperà i Mondiali, ma per il futuro promette di andare più forte di prima, sembra quasi rispondere a Jamieson.
Dopo Londra, Magnussen fu oppresso dall’agorafobia, deluso per aver vinto “solo” l’argento nei 100 stile. Ma guardare la gara dagli spalti a Rio 2016, vedere il connazionale Kyle Chalmers vincere l’oro e rendersi conto che la sua vita, da allora, non è cambiata di una virgola “E’ stato decisivo per me. Certo, è un momento saliente nella vita di una persona, ma non credo che definisca una vita”. Una frase per nulla banale, in un quinquennio difficile per molti ex olimpionici australiani(leggi qui) “E’ importante porre tutto in prospettiva: quel che hai fatto nella tua carriera sportiva e quello che significa fuori da una piscina”.