“Era solo questione di tempo, prima che il record fosse battuto” ha dichiarato il Ct giapponese Norimasa Hirai, dopo il roboante 2’06”67 di Ippei Watanabe nei 200 rana(leggi qui) siglato alla Kosuke Kitajima Cup di Tokyo. Il diciannovenne, nazionale in un gruppo giovane e ambizioso per i Giochi di Tokyo 2020(leggi qui), confessa che il suo primato mondiale è frutto di un lungo lavoro sulla parte inferiore del corpo, integrando le sue già “Impressionanti bracciate“ scrive il quotidiano Mainichi. Un lavoro, peraltro, appena agli inizi. Eppure, con un bagno di umiltà degno di un vero samurai, Watanabe dichiara “Voglio diventare un nuotatore che sappia infrangere record mondali su un palcoscenico mondiale”. Perché sa bene che, più che fare il gran tempo ‘in casa’ in quella che gli americani chiamano comfort zone, la vera sfida sarà ripetersi (o persino migliorarsi) quando dovrà superare i suoi avversari internazionali per una medaglia.
Un grande ex azzurro come Michele D’Oppido, lo scorso anno a Swimbiz.it ammoniva così chi parlava di Cameron McEvoy come sicuro favorito per l’oro olimpico, dopo il suo 47”04 nei 100 stile(leggi qui) – accarezzando il 46”91, record mondiale, di Cesar Cielo – nuotato ai campionati australiani “Ad Adelaide aveva il vantaggio psicologico, sapeva di essere il migliore”. Ma alle Olimpiadi “Quando sei in camera di chiamata con l’attesa che sembra interminabile, non stai con dei ragazzi. Ti trovi attorno i più forti al mondo. Con questo tempo, sarà indicato come il favorito a Rio 2016. Dovrà riuscire a reggere questa pressione. Ma già entrare in finale non sarà facile, per nessuno”.