Sembrano due personaggi da film, Simone e Federico. E che film,verso il Brasile olimpico. Basettone occhialuto Ruffini, che è come fumetto di simpatia, pizzo alla D’Artagnan per Vanelli. Coppia da 10, che trasformazione in acqua quando i chilometri sono quelli delle distanze vere a suon di bracciate. State of mind, modo di essere, il fondo non è per gente comune: è una filosofia acquatica che ha bisogno dei suoi percorsi, dalla tonnara iniziale, alla boa che quasi ti spezza il ritmo. Sono il cuore e la testa, in cima a tutto, il ritmo cadenzato delle braccia, l’andamento delle gambe e del respiro che ti segue nello sciabordio continuo che ti entra come un tam tam nelle orecchie. Insegui, preghi nel ritmo della lotta, una trance agonistica quando lo scoramento e la fatica prendono lo stomaco nelle accelerazioni che qualcuno, improvvisamente, decide di dare. Nulla è scontato, le acque libere sono così come la tribù che le popola. Unici, resilienti, un po’ monaci della bracciata che nei chilometri lanciati verso la gloria leggono in profondità l’anima del nuotatore di fondo. Federico a fine gara si emoziona, il fiato corto, singhiozza con il cuore aperto di quello che le lacrime dicono solo in parte. Dalla Russia, con amore. Ecco questo è il titolo del vostro film, Federico e Simone. Ci avete emozionato, ancora una volta, e la vostra qualifica olimpica ci riempie di orgoglio. Grazie fondo, sport di gentiluomini e gentildonne che cavalcano le onde dell’animo umano.
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