Da qualche anno porta avanti l’iniziativa I Am Doping Free, da sempre non ha paura di portare avanti la sua campagna contro il doping in modo diretto, anche davanti un microfono. Questa mattina, il capitano dell’Italnuoto Filippo Magnini è intervenuto alla radio ReteSport, per parlare del tema doping alla luce delle accuse di doping di Stato piovute sulla Federatletica russa. “È brutto quando ti rendi conto che non sono atleti o dottori a spingere per queste cose, ma che ci sono dietro organizzazioni che li coprono – dichiara il bi campione mondiale dei 100 m stile libero - questa storia non mi sorprende molto, negli anni la storia ci ha insegnato che in certi Paesi il doping c’è molto più che in altri”. Tra questi, aggiunge il capitano, non c’è l’Italia “La situazione italiana a livello di doping, ci metto la mano sul fuoco, è pulita. Abbiamo leggi ferree e siamo stracontrollati – ma soprattutto - per tradizione abbiamo uno spirito che ci porta a non arrivare magari sempre primi, ma sicuramente a vincere con il frutto del nostro lavoro”. Ancor più inquietante è il doping genetico "Permette ai dottori, tramite pratiche mediche, di far sì che sia il tuo corpo in primis a produrre certe sostanze. Quindi, per chi controlla, non è sostanza immessa dall’esterno, ma è prodotta dal tuo organismo e non è quindi irregolare - ostico da smascherare anche col passaporto biologico - se col doping s'inizia a 14 anni". Difficile trovare soluzioni “È quasi impossibile che le agenzie e le federazioni squalifichino un intero paese per dare un segnale. Ci sono Paesi che hanno una politica nazionale forte e non adotteranno provvedimenti controproducenti per i propri atleti – e tuttavia – l’unico modo per riuscire a controllare gli atleti è intensificare i controlli e farne di diversi. Noi facciamo gli esami delle urine e del sangue, ma tante di queste sostanze non vengono trovate nel sangue e nelle urine. Io avevo proposto altre misure (come quello di verificare il dna dai capelli) ma sono esami costosi, e le agenzie di controllo non copriranno mai questi costi”. Magnini intanto, porta avanti il progetto I Am Doping Free che insegna non solo l’importanza dei valori sportivi, ma anche i rischi a livello fisico che comporta l’uso del doping “Abbiamo visto sportivi che si sono ammalati e morti, pensiamo a sportivi cinesi e russi del passato”.
Magnini che intanto, alla vigilia delle gare a Massarosa, twitta "Prima gara in gialloblu ... Emozionato e onorato di far parte della "tua" grande famiglia…" con foto di Federica Pellegrini e di sé ufficialmente parte del Circolo Canottieri Aniene(leggi qui)
moscarella@swimbiz.it