Questo Maracanà olimpico visto così, summa di colori dell’apertura dove tutti sfilano e per una notte si aspettano di vivere o vivono in cuor loro il vero senso dell’olimpismo: la fratellanza ,l’amicizia, la sportività, la spontaneità. Che belli i nostri acquatici azzurri, multicolor impettiti dietro le rigorose divise olimpiche. Ognuno con la sua storia, la sua passione, magari collegati via social a raccontare i mal de panza pre gara e certo il cambio di latitudini non sempre aiuta con i virus in agguato. Gli spontanei del social, gli spontanei dei messaggi vecchia maniera, quelli che il cartello: come non notare il Di Giorgio componente della staffetta 4x200, Alex dai lunghi travagliati anni agonistici ma alla seconda Olimpiade. Che è sempre un‘emozione alta , altissima, purissima che apre emozioni da album dei ricordi. Alex con la testa imbottita nel tricolore, un sorriso a testa alta che dice tutto sulla conquista olimpica, esibisce un “Mamma sono di nuovo qui“ con le freccette a mano che indicano il sacro suolo di Olimpia brasilera.
La mamma? Mirna conosciutissima nei paddock delle piscine, esponente di un parentado tifoso e sempre presente. Ma se sul marketing delle mamme più di una campagna olimpica si è fatta, la spontaneità del cartello fa onore al giovane virgulto. L’Olimpiade è, o dovrebbe essere, anche questo. Mamme, alle 18 iniziano le batterie. La mamma è sempre la mamma, come Phelps insegna, il primo cuore va sempre verso di lei.