La sua generazione, nei misti maschili, è stata forse la migliore di sempre. Lui, Phelps, Lochte, per l’Italia Luca Marin, hanno involontariamente creato un gap generazionale. Perché un giovane avrebbe dovuto puntare su quelle gare, andando a sicura sconfitta contro quei mostri sacri? “Penso influisca anche la durezza dei misti. Oggi non tutti se la sentono” racconta a Swimbiz.it Laszlo Cseh, una leggenda del nuoto. Le eccezioni certo non mancano, anche da noi. Ma la sensazione è che non ci sia ancora, nel mondo, una tale ricchezza di fenomeni. Per questo, anche se il due volte iridato ragionerà solo ai prossimi campionati ungheresi se continuare o meno sino alle Olimpiadi di Tokyo 2020, è probabile che a 34 anni (a dicembre) la sua classe faccia ancora la differenza. Da top swimmer, è abituato a girare il mondo e realtà ben più piccole di lui. Come oggi, ospite della piscina Gestisport di Carugate nel milanese (molti capelli in più rispetto alla ‘cuffia’ naturale che esibisce in gara), complice il comune sponsor tecnico AquaRapid. E tuttavia entusiasta dell’effetto che anche una così breve incursione provochi nei giovani: una scarica di adrenalina, la consapevolezza che quel mondo che sognano è lì, a portata di braccia, se si applicheranno negli allenamenti con la stessa dedizione.
Non che trovasse un gruppo di sprovveduti in corsia a fianco, anzi. Perché per la società lombarda il Direttore Sportivo, nonché Presidente di Fin Lombardia Danilo Vucenovich ha riportato in Italia un tecnico di blasone come Tamas Gyertyanffy. Altro grande ungherese (lui e Cseh si conoscono bene) in un momento d’incroci con l’Italia, pensando all’ex signor Hosszu che oggi allena l’azzurra Ilaria Cusinato “Sono curioso di capire come si sviluppi” e di cambiamenti nel nuoto. C’è voglia di professionismo, ma non si riesce a darne contorni chiari. Oggi forse solo i top swimmers vivono letteralmente di nuoto, ragiona Laszlo. Le superstar come lui sono il fulcro dei nuovi circuiti, ma paradossalmente sono quelli che avrebbero meno necessità di supporti economici integrativi, come concorda lo stesso magiario “E’ vero, è un punto rilevante. Se riescono a essere finanziati attraverso sistemi come questo – più gli sponsor - non avranno bisogno di fondi federali o statali” che a quel punto andranno destinati a chi non abbia sbocchi del genere. E tuttavia, ogni Paese fa storia a sé “Professionismo significa essere pagati da una squadra per nuotare? E non succede già?” chiede Tamas, pensando ai gruppi militari in Italia. Un groviglio di definizioni e situazione che una legge ad hoc, Swimbiz ribadisce, dovrebbe una volta per tutte districare. Ad ogni modo il tecnico vede nelle nuove Leghe, più che un'evoluzione del nuoto, un'integrazione "Non sostituirà il nuoto attuale. E' uno spettacolo, come il Cirque du Soleil" che non ha rivoluzionato il nuoto sincronizzato, ma ha permesso alle atlete di mostrarsi al mondo.
Per anni guida sportiva del Centro Federale di Verona, Gyertyanffy fu demiurgo a Imola di azzurri come Alessia Polieri e, soprattutto, Fabio Scozzoli. E prima ancora a Desenzano “Cercavano un tecnico ungherese, dopo che con quattro ori avevamo ben figurato alle Olimpiadi ‘88” ricorda a Swimbiz.it. Rieccolo, a smuovere ancora le acque lombarde, con un progetto a lungo termine e i suoi mantra in allenamento. A partire dal rifiuto di specializzare precocemente gli atleti “Devono abituarsi a più gare, più stili. Guardate Scozzoli, è un grandissimo ranista ma se la cava bene anche nel dorso o nei misti”. Rieccolo con un occhio alla nazionale "Ora è un gruppo davvero forte. A Rio 2016, è vero, non tutto funzionò. Ma è acqua passata e dagli errori s'impara - e il consueto carico di metafore - non è più una monorotaia guidata da una santa” una Divina. Rieccolo, anche lui come Cseh, con la voglia di trasmettere ancora una volta ai più giovani quel che ha imparato dal nuoto d’élite. In un nuoto che si evolve, certe cose non cambiano mai.