Che Mireia Belmonte Garcia non fosse una catalana stereotipata, lo si era già intuito. L’ha dimostrato nuovamente sabato, raccogliendo l’ovazione dei tifosi di Celta Vigo e Real Madrid – persino dopo che nel 2012 si fece fotografare a fianco del simbolo del Barcellona – in un giro d’onore allo stadio Santiago Bernabeu. Lo scorso anno, la nativa di Badalona dovette rinunciare a Mondiali per un infortunio alla spalla, tra i peggiori per un nuotatore. Ha saputo recuperare. Riuscendo nell’impresa di vincere a Rio, oltre al bronzo negli 800 stile, l’Oro olimpico (primo in carriera) nei 200 farfalla, uno degli stili che sfrutta maggiormente le spalle. Mireia Belmonte nuotatrice straordinaria, ma anche personaggio capace di unire la Spagna come pochi. Lo scorso settembre, alla vigilia delle lezioni regionali che sancirono la vittoria degli indipendentisti in Catalogna(leggi qui), commentò “Dobbiamo avvalerci dei successi di ogni sportivo, la comunità autonoma non importa. Per me essere spagnolo è compatibile con essere catalano”.
Una donna cosmopolita. Allenata dal tecnico francese Fred Vergnoux, Mireia avrebbe potuto nuotare per l’Australia, se il padre avesse accettato un lavoro offertogli poco prima che lei nascesse. E un possibile futuro in politica, tema sul quale non ha mai mancato di esprimere un parere “Spero che il governo in carica ci traini fuori dalla crisi – dichiarava nel 2013 a El Mundo Deportivo – è importante investire: senza un lavoro alla base, non avremo futuri campioni. Noi proseguiremo nel nostro sport, fingendo sia tutto ok. Perché il nuoto è in un brutto momento, ma c’è chi sta peggio”. Modello per molte donne spagnole, commentava “Il mio segreto è quello di ogni donna: vinciamo perché abituate a lottare in un mondo di uomini”. E osservando l’immagine della città di Badalona che le tributa omaggio sotto al balcone, sembra già di vedere un Primo Ministro al discorso d'insediamento.