Per lei, tornare in Colorado non ha significato solo allenarsi sotto il vecchio mentore, Todd Schmitz. Per l'americana Missy Franklin, ha significato anche “Tornare a vivere dai miei genitori, dopo aver acquisito l’indipendenza come ogni studente di college – racconta la nuotatrice al magazine Mile High Sports – ma sono stati meravigliosi, hanno capito che non ho più 16 anni e mi lasciano i miei spazi”. Come un ritorno a scuola, esperienza vissuta realmente dopo Londra 2012, reduce da quattro ori olimpici “La mia preoccupazione era come questo avrebbe influito sui compagni, gli allenatori e gli altri nuotatori – qualche genitore la criticò, accusandola di restare a scuola solo per ‘vincere facile’(leggi qui) - ma il liceo ha sancito il mio amore per lo sport di squadra. Nuotare col solo scopo di guadagnare punti per la mia scuola”. Visse la prima Olimpiade senza pressioni. Ovviamente in una 'scala americana', visti i tre ori mondiali dell’anno prima “Ma volevo solo divertirmi. Ora vivo una sfida molto diversa: voglio fortemente fare bene ancora e voglio fortemente difendere i miei titoli olimpici”. E le attese non sono più solo sue, ma anche degli sponsor, ultimo una marca di cereali come Phelps prima del 2009. Pressioni che aumentano, aspettative che cambiano anche per Florent Manaudou. Non nello sprint, che gli regalò a Londra 2012 il primo oro olimpico, ma nella velocità “Temo che in vista dei campionati francesi si stia creando molta attesa attorno ai 100 stile” afferma a L’Equipe, preoccupato, il suo tecnico Romain Barnier. Manuadou che ha sempre preferito partire ‘di rincorsa’. Lo stesso Barnier ammise che a Londra la condizione di outsider gli avesse giovato. Ancora agli Europei di Berlino 2014, di lui Bousquet diceva a Swimbiz.it “Nelle interviste rifiuta il ruolo di leader, dice di considerarsi un giovane gregario”, mentre l’ex olimpionico Bernard a Le Parisien avvisava “Conosco Barnier, ‘nascondere’ Florent sui 100 stile è una strategia per arrivare alle Olimpiadi di Rio 2016 con meno pressione”. Ma dopo avere retto quasi da solo il medagliere francese ai Mondiali di Kazan 2015 e con un Agnel che deve ritrovarsi, Manaudou sa che deve metterci la faccia “Sono più sicuro di me” assicura L’Equipe. Pretendente a una gara regina affollata anche da cinesi, argentini, serbi... Missy e Manaudou, quattro anni di aspettative che cambiano, chiedendosi se siano cambiati anche loro.