Un risveglio amarissimo in Giappone ed una notte da incubo in Italia, così inizia la fine dei Mondiali di nuoto che hanno tenuto incollati al televisione migliaia di appassionati, ben abituati alla grandezza raggiunta negli ultimi anni dalla Nazionale Assoluta di nuoto.
Una nottata passata a chiedersi perché la staffetta maschile italiana 4 x 100 mista, Campione Europea e del Mondo in carica, non abbaia avuto la forza e, soprattutto, la determinazione di entrare in finale mondiale per difendere il titolo vinto lo scorso anno.
Un quartetto forse penalizzato dalla consapevolezza errata che fare lo stesso tempo nuotato lo scorso anno a Budapest potesse bastare (come affermato quasi in coro da Ceccon e Martinenghi) senza considerare, forse, che le altre nazioni calcoli non ne facessero affatto, puntando a dare il massimo anche in batterie, una staffetta con una farfalla sotto tono per un Piero Codia fuori condizione.... Forse non si poteva ripetere l'impresa dello scorso anno ma andare in finale e giocarsela fino alla fine era scontato (errore da circoletto rosso!)
Nulla da fare neanche dal lato femminile con Margherita Panziera avulsa a questi mondiali, Martina Carraro ne carne ne pesce - come da lei stessa affermato per essere stata "deviata" dalla preparazione mirata per i 200 rana e spostata a gareggiare anche nei 100, Ilaria Bianchi arrivata in Giappone non in condizioni e Sofia Morini che ha cercato di dare il suo contributo con i naturali limiti della giovane età e di un palmares cronometrico non da mondiale.
Si è tornati in acqua alle 13.00 convinti di vedere nell'ultima serata di finali una rivalsa italica grazie a Thomas Ceccon nei 50 dorso e a Benedetta Pilato ed Anita Bottazzo nell'ultimo atto dei 50 rana. Sicuramente le due ragazze hanno dato tutto ciò che avevano per restare nell'ambito delle migliori raniste al mondo.
Mentre un esausto e spento Ceccon chiude quinto nella finale dei 50 dorso - mai in gara per il podio - Benny strappa con tenacia un ottimo terzo posto assoluto e la conseguente vittoria del bronzo mentre per la Bottazzo un prestigiosissimo quinto posto finale che la soddisfa appieno.
Per la diciottenne tarantina si conferma sul podio iridato per il terzo mondiale consecutivo, non è da tutti farlo, ma vede sfumare il proprio record del mondo a vantaggio della vincitrice dell'oro Ruta Meilutyte, prima con il record del mondo in 29"16. Felice e con le lacrime di gioia che rigano il suo viso da ragazzina “Con il tempo delle batterie sarei stata argento, ma sono felicissima ugualmente e dopo un anno così, con tante difficoltà, me lo merito. Sono veramente contenta e questo bronzo mi dà la carica. Sento dire di un Italia sottotono e non sono d’accordo: piuttosto direi che si alza il livello e noi riusciamo ad essere comunque protagonisti. Il record di Ruta Meilutyte me lo aspettavo, non dico che fosse scontato ma quasi; 29”01 è un tempo da uomini. Voglio dedicare questa medaglia al mio allenatore Vito D’Onghia e dirgli che gli sarò sempre grata ed affezionata. Questa medaglia per me ha un peso particolare, alcuni diranno che è soltanto un bonzo ma per me valle come un oro. Adesso sto bene, prima della gara ero un po’ ansiosa. Quest’anno ho imparato tante cose ed ho capito che devo ascoltare di più me stessa e cominciare anche a dirmi che sono brava. Mi fermo a Fukuoka ancora due giorni. Rimango qui a fare uno shooting e rientro in Italia, poi vado in vacanza”
Nell'ultima gara singola del programma scende in acqua Sara Franceschi che chiude al sesto posto i 400 misti alla prima finale iridata della carriera, resta il rammarico finale di assistere alle due staffette conclusive orfane della nostra Nazionale ma oramai il tutto è in archivio per gli annali statistici che vedono il medagliere italico con sei medaglie: una d'oro, quattro d'argento e una di bronzo in 13 finali individuali e 3 di staffette, un record italiano e 6 primati personali.
Consuntivo finale del Direttore tecnico Cesare Butini: "Questa volta abbiamo un po’ faticato, ma comunque lasciamo il mondiale con 6 medaglie, di cui quattro in gare olimpiche, 16 presenze in finale e qualche centesimo sfortunato che ci ha negato l'accesso al turno successivo. Mantenere il trend degli ultimi anni non è facile, soprattutto dopo due stagioni vissute al top tra le Olimpiadi di Tokyo e gli europei di Roma. Eravamo consapevoli di venire a Fukuoka con qualche situazione da mettere a posto perché alcuni atleti di punta hanno avuto una stagione tribolata o comunque acciacchi di troppo, come Gregorio Paltrinieri, Benedetta Pilato, Margherita Panziera, Nicolò Martinenghi. Eppure siamo partiti bene, con una situazione ottimale, conquistando cinque medaglie, di cui quattro d’argento e una d’oro nei primi tre giorni con qualche ingresso in finale mancato per pochi centesimi che dispiace e qualche nono posto, come quello della staffetta 4x100 stile libero femminile, che invece ha un valore di crescita e costruzione".
“In linea generale il comportamento della squadra è stato ottimo – continua Butini – Desidero rivolgere i complimenti al gruppo, anche qualche momento di nervosismo denota la voglia di vincere sempre. Peraltro è la prima volta che questa squadra affronta un piccolo momento di flessione, soprattutto nella parte centrale del campionato. Flessione non legata però a qualche controprestazione, che in un team composto da 32 atleti comunque ci può stare, ma perché il mondo del nuoto sta crescendo e la concorrenza è di altissimo livello. Faccio un esempio per tutti: negli 800 stile libero maschili con 7’45” molto spesso si prendeva una medaglia, quest’anno è diventato il tempo limite per entrare in finale. Questo vuol dire che il nuoto sta andando verso l’appuntamento con le Olimpiadi di Parigi 2024 a grande velocità. La squadra ha risposto in questo momento dando una grande prova di solidità, anche con le prestazioni dei più giovani e con la 4x200 maschile che abbiamo ritrovato in finale dopo il nono posto a Budapest. Siamo sul pezzo, il movimento ha risposto e ringrazio gli atleti e i tecnici; il lavoro ottimale è sotto gli occhi di tutti”.
“In chiave futura ed in vista della prossima stagione, dovremo affrontare gli europei in corta a dicembre, il mondiale a febbraio, i Giochi Olimpici in estate e altri appuntamenti – spiega il direttore tecnico azzurro – Dovremo compire una profonda riflessione sul percorso tecnico-agonistico; i raduni di preparazione, i criteri di selezione che dovranno tener conto di quello che sarà l’obiettivo principale, ovviamente Parigi 2024. Stiamo andando incontro a stagioni sempre più intense. Dobbiamo tutelare le punte e consentire ai giovani di crescere ed accedere alla nazionale maggiore. Facciamo passare agosto, poi ci rimetteremo tutti al lavoro, atleti, tecnici e dirigenti, con l’impegno e la professionalità di sempre e lo spirito combattivo che ci contraddistingue”.
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