Da Benny Pilato a Margherita Panziera a Simona Quadarella. Le uniche medaglie d’oro dell’Italia a Budapest hanno il colore rosa delle splendide e infaticabili donne italiane. Donne di valore assoluto non ranocchie, ma Benedette principesse di grandezza mondiale (Pilato) con lo sguardo sempre rivolto all’insù verso un’asticella sempre più alta di sogni (la dorsista Panziera) e mezzofondiste che macinano chilometri di sacrificio per realizzare imprese dal nome calcistico (il triplete di Quadarella) ma concrete come la fatica di chi sa che per nuotare a «fondo» bisogna lavorare e lavorare, anche più degli altri.
E poi c’è lei. Federica Pellegrini la portabandiera Divina che si porta in scia tutte e di tutti. Capace di miracoli che virano oltre ogni immaginazione.
Non è un caso che l’ultima medaglia dell’Italia abbia il volto felice di Fede e, manco a farlo apposta, di altre tre donne: Di Liddo, ancora Panziera e Castiglioni. Non facce di bronzo, ma sorrisi eterei del meglio delle vasche di casa nostra. A Pellegrini l’oro individuale è mancato solo sulla carta: che cosa sono due centesimi? Un’unghia arrivata prima dell’altra, un niente. La regina dei 200 stile è sempre moralmente (e ancora praticamente) lei. Lei che «mamma, sono ancora viva». E insieme a lei siamo vivi tutti noi, rosa di felicità e verdi di speranza nella corsia che sbraccia veloce verso Tokyo.
Patrizia Nettis per Swimbiz.it