Paolo Malara, lo sport e la Cina visti dalla pancia del drago

Copyright foto: paolo malara

Ogni tanto gli scappa un “belin” da genovese verace, ma mai con rabbia. Vuol sempre essere costruttivo, positivo, Paolo Malara, head coach della pallanuoto maschile cinese, ex ct del Settebello (ma anche di Francia e Iran). Anche sulla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024(leggi qui) “I Giochi sono sempre un’opportunità, poi sta all’onestà dei singoli”. Anche  sul caso doping di Sun Yang(leggi qui) “Nello sport moderno non puoi permetterti un’ingenuità del genere, peraltro gestita male, ma non penso ci fosse dolo – commenta a Swimbiz - e l’opinione pubblica cinese non guarda Sun con occhi diversi. Certo, la Federazione è contrariata per la cattiva immagine che la vicenda ha dato dello sport cinese”. Della Cina, Malara prenderebbe “L’organizzazione. Tutti uniti e focalizzati sull’obiettivo: atleti, tecnici, dirigenti…”. Senza scordare le strutture “Anche in provincia, si pratica ogni tipo di sport, tra scuola, università, palazzetti - forniti di tutto: camere, ospedali… - è come avere tante repliche dell’Acqua Acetosa di Roma, e a Pechino tutto si amplifica. Se penso ai tuffi, Cagnotto, Dallapé ecc sono fenomeni a fare risultato con poche strutture del genere”. E la pallanuoto? “C’è una cultura femminile, con gli uomini si fa più fatica. Tra le donne, le potenze mondiali della pallanuoto sono cresciute grossomodo tutte insieme negli ultimi vent’anni; a livello maschile il gap con l’Europa è evidente, perché Italia e Paesi balcanici hanno oltre 60 anni di tradizione – non a caso, a vincere sono – quasi sempre le stesse. E’ un grosso limite nel rendere popolare la pallanuoto: il nuoto è mediatico perché ormai vincono pure lituane e giamaicane. E in Italia non vive solo di Pellegrini; ci sono Paltrinieri, Scozzoli ecc”. Tant’è che, nonostante le medaglie, persino in Italia la pallanuoto fatica a trovare spazio mediatico “Lo sport è cambiato, ci vuole chi si occupi di comunicazione e marketing, chi crei novità – e il waterpolo, invece – rischia di fossilizzarsi. Non penso che la vasca da 25 m sia la strada giusta. Come ha detto Blatter (Presidente Fifa n.d.r): va bene innovare il calcio, ma si giocherà sempre in undici sul campo da 100 m”. E se i fondi nella pallanuoto mancano, perché non reperirli dove oggi abbondano? “Si potrebbero attrarre le potenze economiche asiatiche, con competizioni che coinvolgano, oltre a Europa e Usa, i loro club più forti. Magari, persino spingere cinesi, emiratini ecc a investire nella pallanuoto italiana”. In fondo, già è forte l’interesse cinese per la Fina: dopo Midea, ecco l’azienda di sportswear Hosa che sponsorizzerà la World Cup di fondo.
 
moscarella@swimbiz.it
 
 

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