A leggere le parole della reine de France, la domanda poteva sorgere spontanea: e tutti gli altri? Dal telefono, tuttavia, non traspare alcuna esitazione quando Paolo Penso risponde così alle nostalgie Lucasiane di Laure Manaudou “Credo si riferisse al periodo, risultati alla mano disastroso, successivo a LaPresse. Con noi realizzò quel 4’03”38 nei 400 stile ai campionati francesi di Saint Raphael, che la porrebbe ai vertici anche oggi, decisivo nel mutare l’opinione della stampa francese, fino ad allora critica, sulla sua scelta italiana”. Una scelta anche per Penso motivata dalla relazione con Luca Marin prima che dal progetto tecnico, e mai presa senza l’avallo di Lucas “Io e Marco Durante (l’allora presidente del team LaPresse n.d.r.) ritenevamo pericoloso che interrompessero subito un percorso vincente. Perciò affittammo un aereo per Canet e ne parlammo con Lucas, ma lei non cambiava idea e, a quel punto, anche per lui era meglio lasciarla andare”. Nello sport esistono i cicli e, sia pur positivi, tutti hanno un loro termine “Ma non fu questo il caso per l’addio di Laure a LaPresse, fu una mera questione di soldi che coinvolse non lei, ma il suo manager Didier Poulmaire - e ora è Paolo Penso a esprimere rimpianti - quel 4’03” era solo l’inizio di un possibile felice percorso olimpico. Ma in periodi così lunghi, il tecnico non basta, serve la serenità assoluta attorno all’atleta”. Una serenità ma più ritrovata.
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