Se vi chiedessero qual è lo stile che un po’ tutti nuotano cosa rispondereste? La rana, ovviamente. La nuotano(icchiano) un po’ tutti nei tratti marini, dalle signore d’antan con quelle cuffie a fiori di gomma che resistono al passare degli anni, ai più leggiadri e leggiadre che come un sottomarino con il collo a periscopio tirato su si vogliono godere la nuotata a totale controllo e visione. Stile operaio la rana, da sempre progressista, ognuno la nuota e la interpreta come vuole- al passo amatoriale come alla gran sfida sportiva -anche se per tanto tempo è stato conservatore come quando nella sua parte agonistica se affondavi la testa ti squalificavano rendendo una generazione ranistica dai colli taurini dell’epoca che oggi, quelli che la cervicale... La rana, croce e delizia, il primo stile a segnare la storia natatoria con Domenico Fioravanti il primo con due ori olimpici, appunto 100 e 200 rana.
E allora, direte voi, perché ci entusiasmiamo noi di Swimbiz al passo di Nic dalla rana combattente a suon di record? Martinenghi da Brebbia, lì sulle sponde del Lago Maggiore, ci ribalta di rana come piace a noi. Una sinfonia la sua, gagliarda come solo i ranisti-artisti di gran livello la mettono a spartito. Una rana combattente, per nulla da diporto, fluida e potente, scivolosa e penetrante, che si eleva e si allunga chissà dove. Se il dove è un augurio nemmeno troppo celato per la scaramantica che ne consegue, il perché è fin troppo chiaro. La rana è lo stile di ognuno di noi, quello operaio, ma maledettamente bello che ci ha fatto sentire per la prima volta un popolo di nuotatori e di campioni a nuoto.