D’integrazione, Pietro Figlioli se ne intende. Una vita, ancor prima che una carriera, divisa tra Brasile, Australia e Italia, oggi capitano del Settebello. “In Australia, alle elementari il nostro venerdì pomeriggio era dedicato alle competizioni sportive. Qualcosa di molto importante e che in Italia manca” ha detto ieri il pallanotista bronzo olimpico in carica in occasione del meeting Fratelli di Sport, presso la sede del Coni Lombardia, sull’integrazione attraverso la pratica sportiva. L’iniziativa prevede anche un contest per le società sportive di tutta Italia, che potranno inviare ai siti www.fratellidisport.it o www.integrazionemigranti.gov.it. testimonianze della loro opera su questo tema.
Nella pallanuoto, come ormai in ogni sport, l’integrazione si vede anche nell’alto livello attraverso le naturalizzazioni. Nelle settimane passate, il sito Fin sembrava quasi ‘suggerire’ le convocazioni ai Ct azzurri Sandro Campagna e Fabio Conti: Molina ed Echenique convocabili nel 7bello, Izabella Chiappini convocabile nel 7rosa. Si fa per scherzare, ovviamente “Campagna ovviamente porta la squadra più forte. Se il Figlioli della situazione non è in grado di stare ai livelli del Settebello, non partecipa al grande evento – commenta il capitano a Swimbiz.it, che condivide la visione cosmopolita dello sport – il mondo è casa di tutti, è nell’evoluzione umana vedere queste cose ed è normale vedere un’Italia con molti oriundi o di origine straniera”.
Figlioli, tuttavia, vede ancora lontana una pallanuoto come quella provocatoriamente immaginata nel 2014(leggi qui) da Milorad Cavic, argento olimpico di nuoto con un passato in calottina. Prendendo a esempio il Brasile che avrebbe poi disputato le Olimpiadi di Rio 2016, il serbo parlò di nazionali ‘professionalizzate’, a mo’ di club, con piena libertà di fare ‘mercato’ attraverso cambi di passaporto agevolati “Non penso sarebbe fattibile, in nazionale gli eventi durano 2-3 settimane. Sfuggirebbe di mano: in World League sei georgiano, in estate sei spagnolo… - commenta l’azzurro – non voglio neanche dire che avvantaggerebbe chi ha più soldi, perché non nascondiamo che nello sport moderno può succedere di tutto e ci si può arrivare comunque, tramite sponsorizzazioni private o statali”.