Una piscina non è un semplice impianto sportivo da gestire. Ha le sue peculiarità particolari e le sue caratteristiche gestionali costano. Più di altre imprese, nella generalità dell’economia di un Paese. E’ il mantenimento dell’igiene dell’acqua a richiedere ingenti investimenti e l’ambiente interno, che deve mantenere una certa temperatura, richiede impianti di areazione costosi. Ecco perché una piscina soffre più di altre imprese economiche, in questo momento di chiusura generale. A non avere più voce e lacrime da versare sono i gestori: “Non so come si potranno ricoprire le spese di gestione, secondo le nuove regole del Comitato Tecnico Scientifico”. E’ un pensiero comune in questi giorni di Covid, che stringe insieme proprietari di piscine e centri sportivi che non sanno come andare avanti: “.. sia che ci siano 10 persone o una soltanto in acqua, quest’ultima deve avere sempre la stessa temperatura”. A parlare è Elisabetta Campodonico, gestore dello Sporting Club Lido di Ostia Lido. Lezioni in piscina numerose prima della chiusura e altre di altre discipline e ginnastica. Ora il nulla. Non cambia la situazione. Nell’inverno del 2021, la crisi è nera e si fa sentire. La Campodonico sottolinea come il nuovo spazio di sicurezza, indicato dal Comitato Scientifico, che potrebbe vedere ufficialità nei prossimi giorni, non possa andare bene: “10 mq a persona, è assurdo!”. Chiusa dallo scorso mese di ottobre risente della mancanza consistente di quei ristori del Governo, che non sono bastati, ma non solo dal lato economico: “Richiamo l’attenzione sul fatto che i centri sportivi non sono legati al colori delle regioni. Che siano rosse, arancioni o gialle, noi siamo chiusi comunque. Non siamo tenuti in considerazione. Il connubio sport e salute, in questo specifico contesto, non è valso a nulla”. Quello che il gestore di Ostia lamenta è la poca attenzione da parte delle istituzioni verso un mondo probabilmente ‘abbandonato a se stesso’. “Il centro sportivo sta soffrendo in termini economici – dice Elisabetta - le quote dei soci sono congelate per quando riapriremo e sosteniamo comunque delle spese di gestione con l’attività ferma. La colorazione della piscina, i costi di elettricità, le tasse..”. Le spese fisse sono rimaste uguali e la Campodonico non è l’unica imprenditrice a lamentarlo. E i dipendenti? Lei risponde: “Alcuni istruttori hanno preso il bonus, alcuni no invece, anche se contattati da Sport e Salute. E’ tutto in regola, li riceveranno ma non si sa quando. Loro hanno le loro scadenze e sono in crisi”. E’ il clima di incertezza, che non lascia trapelare risposte sicure, a scavare nel dolore collettivo dei gestori. Intanto la piscina è ricoperta dai teloni e solo le pareti stanno a circondare un ambiente senza persone. La speranza è che il nuovo decreto governativo possa porre fine a questa situazione o limitarne i danni. L’economia acquatica aspetta.
giorgi@swimbiz.it