Quella parolina così avulsa dal mondo del nuoto che risponde al nome di marketing. Così forse si potrebbe rispondere ai dubbi del direttore esecutivo Fina, Cornel Marculescu, stupito e allarmato da tanto distacco in questi giorni dopo che lacoppa del mondo registra più di una defezione da parte dei top swimmers a livello mondiale. Ma interroghiamoci, cosa è il nuoto professionistico oggi fuori dai parametri delle Olimpiadi, dei Mondiali o degli Europei? Un ancora non identificato percorso per rendere più spettacolare e popolare lo sport della piscina: ha ragione la regina del tutto nuotare, l’unghereseKatinka Hosszu, che nell’equazione scendo in acqua - a gareggiare – a più non posso vede più esposizione (mediatica) e più sponsor potenziali. Ma non basta l’impegno dell’atleta, seppur di rango. Bisogna avere idee, organizzare eventi a tutto tondo, in una parola marketing. Se poi la visuale si sposta qui da noi in Italia, eccoci che siamo ancora fermi a vent’anni fa. Se oggi la volontà - encomiabile, ci mancherebbe - dei meeting storici come il Nico Sapio che porta azzurri e personaggi - da Lochte a Lacourt - è parlare di nuoto e scatenare il popolare che il nuoto ha in questo Paese, dobbiamo ancora macinare acqua. “Se non ci sono i soldi non si cantano le messe, figurati se si nuota” abbozza al telefono il collega Marcel Vulpis, direttore dell’agenzia Sporteconomy, a proposito di eventi natatori. Già, ma vent’anni fa, nel bel mezzo della campagna cuneese, tra Savigliano e Saluzzo, l’indimenticato Guido Cuteri è stato l’artefice del meeting evento dalle mille sfaccettature. Mai superato, ma nemmeno replicato, ancora oggi l’esempio di quello che da lì sarebbe dovuto essere per il futuro: confronto tecnico, competizione tra i super big mondiali e i nostri azzurri con un main sponsor come fu allora Lavazza. Ma non solo. Un maracanà natatorio, con diretta televisiva e gente che pagava il biglietto facendo ressa per entrare. Riuscendo a portare un tal Mark Spitz che da una piscina in mezzo alle pannocchie del basso Piemonte tentava la mission impossible del tempo per la qualifica olimpica. Oggi quell’Arena non c’è più, senza ovviamente riferimenti alla leadership mondiale, quella sì, dell’azienda di Tolentino che è tra i leader mondiali di settore. L’Arena intesa come idea di grande evento che attira l’attenzione di tutti sul nostro splendido mondo del nuoto. Oggi a Genova non c’era la tv, ma nemmeno Federica Pellegrini. Forse il nuoto italiano è troppo Pellegrini centrico, forse troppo cannibalizzato dalla sua presenza, il che può essere anche pericoloso quando fra due anni Federica sarà fuori dal circus. Ma come fai ad avere il mondo natatorio che conta e non la nostra più grande atleta di cui il mondo parla? Basterebbe ritornare all’arena, evento grande a sostegno della manifestazione. Ci hanno provato al Sud quest’anno Lamezia Terme, Bari e Taranto con entusiasmo locale a mille, e c’era pure la Divina. Se il ministro Franceschini oggi parlava di unColosseo con qualcosa in più al suo interno, certo non mi aspetto di vedere una vasca lì dentro, ma magari una vasca modello Spartacus e… acqua nell’Arena di Caserta. Così per gioco, ma nemmeno tanto, le vasche prefabbricate vanno ormai per la maggiore in tutto il mondo, e le costruiscono peraltro gli italiani. Buon nuoto a tutti e che il marketing prenda finalmente piede, è l’augurio che ci possiamo fare.