Anche il nuoto fa scuola

Copyright foto: il faro

La dura lettera del padre di un partecipante ai Criteria a ’Italians’ di Beppe Severgnini, firma del Corriere della sera, ha scosso oggi il web “Deprimente osservare la prevenzione riservata ai ragazzi praticanti lo sport da parte dei professori e dell’istituzione scolastica”. Per Roberto Tasciotti, dirigente scolastico e coordinatore regionale Coni nel Lazio, però “Non è un problema istituzionale. Anzi, per la legge italiana sono riconosciute come scolastiche tutte le attività che l’istituto delibera in collaborazione con altri enti (e lì sta anche alla capacità del comune) – spiega, in esclusiva per Swimbiz - e addirittura l’ambiente in cui si pratica tale attività, come la piscina, è considerato aula scolastica”. Il problema sta nell’applicazione “Spesso solo chi ha figli praticanti sport o è un ex sportivo ne riconosce il valore formativo. E, di conseguenza, è più tollerante con gli sportivi-studenti su orari, presenza, valutazioni”. Proprio la poca elasticità spinge molti ragazzi verso le scuole private “Dove i costi levitano. E i licei sportivi - ‘debutto’ a settembre – non possono ospitare tutti gli studenti-atleti. Anche la scuola pubblica deve dimostrarsi flessibile, proprio perché la legge lo permette e incoraggia“. Un'Italia che vanta pedagoghi di livello mondiale e leggi moderne, ma che vede ancora la scuola attraverso quattro mura.
 
moscarella@swimbiz.it

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