Auguri a Mark Spitz, ricordando le sue avventure in Italia

Copyright foto: sky sport

In mezzo alla campagna piemontese, quello che “Resta il miglior meeting di nuoto mai realizzato in Italia". Così Christian Zicche, Direttore di Swimbiz, ricorda il Trofeo Lavazza di Saluzzo del 1991, quando era il giovane cronista di un magazine sportivo “L’accortezza di utilizzare come titolo della manifestazione il main sponsor, un nome noto anche all’estero, la diretta televisiva - e quei nomi – Giorgio Lamberti e un giovane Popov, che intervistai indicai come possibile oro a Barcellona ’92 mentre tutti puntavano su Matt Biondi(leggi qui), presente anch’egli. La Catalogna avrebbe poi incoronato il nuovo re della velocità”. Ma la grande intuizione dell’organizzatore “Il compianto Guido Cuteri, fu portare Mark Spitz - la leggenda compie oggi 65 anni - che tentava la ‘mission impossible’ della qualifica olimpica a 42 anni e farlo gareggiare con Giovanni Franceschi. Un’avventura, quella in Italia “Fin dall’arrivo: nella stiva dell’aereo fu trovato un cadavere... Preparammo una tuta con la scritta ‘Mark Spitz’, per renderlo più riconoscibile quando lo portavamo in giro, anche da Mike Bongiorno – non che quel volto fosse ignoto – all’epoca lui era il nuoto. Davanti a un buon piatto di pasta, gli chiesi: 7 ori in un’Olimpiade, potranno mai a battere il tuo record? Lui, ridendo, rispose: mai, ci vorrebbe un marziano!”. Il marziano,Michael Phelps, arrivò davvero, mentre Spitz non si presentò nemmeno ai trials olimpici. “Apprezzava il mio stile e si dissepubblicamente felice, quando con un record europeo raggiunsi quel che era stato il suo primato mondiale. Lo conobbi aMonaco ’72 racconta Marcello Guarducci. L’Olimpiade del record, ma anche dei 9 israeliani sequestrati da fedayinpalestinesi. Essendo ebreo, Spitz era considerato un obiettivo sensibile: fu portato dalla CIA in un luogo sicuro. Alla tv, un tg lo dava in Italia; per un altro era tornato negli Usa. Sarebbe partito solo il giorno successivo, portato in aeroporto da un’auto dei servizi segreti “All’epoca ero un ragazzino, non avevamo la reale percezione di cosa stesse accadendo”ricorda Guarducci. “Lo portati a Trento per i 25 anni della Rari Nantes; andammo anche a sciare sulle Dolomiti con Alberto Tomba. Mark era uno schivo, sulle sue, non uno showman come un Phelps o Lochte, ma erano anche altri tempi, c’era un marketing diverso” quando bastavano quei baffoni e capelli e lunghi a etichettarlo come ‘ribelle’.

 

moscarella@swimbiz.it

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