Ieri e oggi, si è tenuto il convegno internazionale Peak Performance a Lignano Sabbiadoro. Incontro tra sportivi, medici, scienziati e giornalisti, organizzato da Alessandro Vergendo, preparatore mentale della scuola internazionale Apnea Academy, e Deep Inside Project. E il picco nella prestazione sportiva può essere influenzato dalla comunicazione o avere ripercussioni mediatiche, come dimostra il celebre duello al fotofinish Michael Phelps-Milorad Cavic nella finale olimpica dei 100 m farfalla di Pechino 2008. “Senza quella vittoria, Phelps non avrebbe battuto con 8 ori il record di Mark Spitz a un’Olimpiade – ha commentato il direttore di Swimbiz.it, Christian Zicche, relatore nel talk sul tema, mediato dal direttore dell’agenzia di stampa Sporteconomy.it Marcel Vulpis– senza quel record, il presidente George W. Bush non sarebbe andato fino a Pechino, dando al primato un carattere politico. Gli Stati Uniti ribadivano, in casa della Cina, di essere la potenza dominante. E battendo un serbo, Paese bombardato dagli stessi Usa pochi anni prima”. Una piastra premuta troppo debolmente da Cavic, sentenziò l’ufficialità, dopo una lunga attesa tra tensione e incertezza descritta in un intervento via Skype da Stefano Arcobelli, firma di Gazzetta dello Sport. “Ma le immagini dicono che il serbo toccò per primo – prosegue Zicche – forse Phelps un po’ sottovalutò Cavic. Anche se, come firma del Messaggero, io scrissi poco prima che l’extraterrestre Phelps sarebbe davvero atterrato a Pechino superando Spitz”. Ora, rilancia il direttore di Swimbiz “Phelps cerca l’ultima Peak Performance. A Rio 2016 sarà ancora l’uomo dell’Olimpiade, forse più 'tranquillo' fuori vasca visto che ci andrà da padre, e vorrà superare il record di longevità di Pablo Morales – o persino – arrivare ad altri 4 ori, contando le staffette, come pronosticava ieri a cena Filippo Magnini”. La sfida al record 2008, ricorda Vulpis, partì come scommessa degli sponsor di Phelps “Con un milione di dollari sul piatto”. Una pressione economica, ma anche mediatica “Pochi giorni prima della gara – racconta l’ex primatista mondiale di apnea Umberto Pelizzari – un giornalista americano gli disse che, per Phelps, solo col ‘costumone’ potesse batterlo. Cavic prese il gommato e disse: portaglielo e digli che, se vuole, può usarlo lui”. Stefano Figini, recordman mondiale di nuoto pinnato, conferma che“Nello sportivo c’è il rischio, e deve essere combattuto, che l’ambizione diventi ossessione”. E Vergendo racconta che alla vigilia della finale Cavic avesse appeso sul suo armadietto la foto del rivale “Ma durante la gara Cavic sbagliò a ‘non stare sul pezzo’: pensava solo a quel muretto che non arrivava mai. E questo gli tolse energie, per sua ammissione, agli ultimi metri – Phelps, al contrario – ebbe una concentrazione e motivazione tali da riguadagnare posizioni dal passaggio fino al duello degli ultimi metri”. Ma Vergendo e Pelizzari ammettono che i due fossero così competitivi per natura e ne avevano tratto forza, perciò era difficile o potenzialmente rischioso intervenire su questo aspetto.