E’ solo l’inizio del quadriennio olimpico, ma in casa francese è ormai chiaro che la sua Belle Époque nel nuoto(leggi qui) sia ormai alle spalle. Altri giovani potrebbero sbocciare in futuro, ma più dei ritiri eccellenti - Gilot, Manaudou, Agnel… e Lacourt che dirà basta dopo i Mondiali di Budapest – è quanto accaduto ieri a tracciare una netta linea di demarcazione. La staffetta 4x100 stile libero maschile, oro mondiale nelle scorse due edizioni, non gareggerà a Budapest. La regola federale è chiara, così come le parole del Dt ad interim Laurent Guivarc'h “Non porteremo una staffetta che non sia competitiva. Sarebbe la cosa peggiore”.
Una tendenza nazionale che per anni ha privilegiato la velocità a scapito del fondo – ora la situazione sembra ribaltarsi – e regalato storie indimenticabili. Talenti inesauribili, ma inizialmente divisi da rivalità interne come i loro allenatori “L’orgoglio è importante, ti fa vincere – spiegò a Swimbiz.it Frédérick Bousquet – ma va saputo controllare. Ricordo un Europeo, non mi sentivo bene al mattino e chiesi di essere messo fuori dalla finale”. Gli faceva male vedere i suoi compagni da fuori, vederli vincere senza di lui “La sentivo come la mia staffetta – e tuttavia, alla fine di una gara di staffetta, non gli atleti o chi li allena resta nella memoria collettiva – mais c’est le drapeau, la bandiera” e la nazione rappresentata.
Concetto tanto semplice, quanto difficile da costruire: in staffetta gli atleti non rappresentano sé stessi, ma il loro Paese. La Francia non ci riuscì fino al 2012. L’oro europeo fu il primo passo per l’affiatamento definitivo. Alle Olimpiadi di Londra, i tecnici si guardarono negli occhi, consapevoli di chi fosse più in forma per la finale. Ancora una volta, fu dura per alcuni stare fuori, specie big come Alain Bernard, e per i loro tecnici. Ma tutti furono pronti a fare un passo indietro in nome dell’obiettivo comune: l’oro olimpico. Per quattro anni la staffetta veloce francese ha vinto tutto, Europei e Mondiali. Fabien Gilot, il capitano, era il simbolo di quel concetto che sembra preso dalla Rivoluzione: fraternité. Il suo tatuaggio “Non sono niente senza di loro” è un omaggio al nonno, un sopravvissuto di Auschwitz.
Alle Olimpiadi di Rio, in pochi festeggiarono l’argento. Più della vittoria mancata, c’era la sensazione che qualcosa si fosse ormai perso. Da oggi, inizia l’anno zero per la velocità francese. Restano le sue storie, le sue vittorie, lo spirito di fraternité con cui arrivarono. Resta, come sempre, le drapeau. La bandiera.