“Tranquillo, nun te meno” è già diventata una frase cult da palco tra i barelliani della prima, della seconda e anche dell’ultima ora. Destinatario inconsapevole della fossa dei leoni in cui era capitato e dell’abbraccio mortale da palco fu Francesco Soro, inviato del Coni all’elezione di Paolo Barelli nello scorso mese di settembre, quasi nell’immediatezza della appena conclusa sbornia acquatica olimpica (8 medaglie) e nel frangente dell’olimpiade paralimpica in corso.
Come dire cotto e mangiato, a scottadito per chi ancora pensava che il futuro e il ventennio che celebrerà alla fine i fasti Barelliani (dal 2000) potesse passare da un‘alternativa. E’ stato eletto con il solito score bulgaro il dieci di settembre Barelli (oltre 83 per cento, l’avversario Alessandro Valentini - che ha ricorso - poco sopra la soglia del 10) ed è a oggi l’indiziato numero uno alla grande sfida dell’11 maggio. Sfida che porterà alla elezione del Presidente del Coni, che vede l’acquatico Giovanni Malagò favorito, mentre domani al circolo Aniene ci sarà il passaggio di testimone alla sua Presidenza. Arriverà Massimo Fabbricini, giornalista ed ex capo comunicazione Coni. Acquatici di genere, in fondo.
Ma c’è un ma, appunto, quello di Barelli che sfoglia la margherita fino alla fin, consapevole che i petali non sono proprio margherite corroboranti dentro palazzo H. Dove l’avversario presidente Federnuoto Barellik fa venire i mal di pancia al solo nominarlo, flatulenze aquatiche perché tutti sanno dell’eterno ring tra i due. Malagò–Barelli a la guerre comme a la guerre, e se passi dai corridoi della Federnuoto in curva nord sembra quasi che il presidente operaio e un po’ guerriero Barelli abbia predecessori storici di un certo peso di mortaio, come Gaetano Lemetre (foto) che decorava - e decora in grande foto nella hall di tutti i presidenti - extra vasca nella grande guerra prima della presidenza nel lontano 1933.
La farà – la candidatura - e soprattutto la più ardua, ce la farà? “Barelli se si candida vuole vincere, lui non è uno da partecipazione” analizza un fedelissimo , come dire che la filosofia del vado e partecipo “abbello ci sto pure io” non appartiene nemmeno all’entourage. C’è chi dice che sia già una bella soddisfazione fare sentire il vento in cuffia da fuori, al massimo varrà il “tranquillo nun te meno” senza colpo partire riadattato all’evento. Ma nella saga a cannonate Coni–Fin è certo già una notizia. A salve, ma solo per il momento, pare di capire…