Dalla Siria alle Olimpiadi: la storia di Yusra Mardini diventerà un film

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Quando si parla di nuoto e Siria, torna sempre in mente quanto scrisse un anno fa il Syrian Observer in un articolo ripreso da La Stampa: tra i siriani rifugiati nella vicina Giordania, si registrava un’impennata d’iscrizioni a corsi di nuoto. Non una scelta di sport, ma una misura cautelativa per quanti si preparano a emigrare oltre mare. Quasi una versione tremendamente reale del film “Welcome”(leggi qui), immaginaria storia del giovane curdo Bilal e dell’istruttore Simòn, che gli insegna nuotare per evitare i controlli a Calais e attraversare la Manica.

Yusra Mardini (Reuters)

Tre nuotatori siriani furono protagonisti agli scorsi Giochi di Rio, prima ancora dell’inizio delle gare. Ibrahim Al Hussein, nuotatore sia prima, sia dopo che lo scoppio di una bomba lo costringesse all’amputazione parziale di una gamba. Portò la fiaccola olimpica al campo-profughi di Atene(leggi qui). Rami Anis, che s’ispira allo zio Majad, ex  agonista. Ma soprattutto, Yusra Mardini, giovanissima nuotatrice che, come Rami, alle Olimpiadi di Rio ha fatto parte della Squadra dei Rifugiati. Team voluto dal Cio, senza pietismo: ognuno degli atleti si guadagnò in gara il diritto di partecipare ai Giochi. In fuga come tanti dalla guerra civile siriana, nell’estate del 2015 Yusra, sua sorella Sara e altre tre persone salvarono i loro 16 compagni di viaggio: l’imbarcazione che li trasportava stava affondando, si tuffarono in acqua e la spinsero a nuoto fino all’isola di Lesbo. Da lì Yusra arrivò a Berlino, dove conobbe un allenatore di nuoto, Sven Spannekrebs e iniziò il suo percorso olimpico. O per meglio dire, lo riprese. Perché Yusra Mardini era un’agonista già in patria "Sarebbe stata una vergogna affogare, perché io sono una nuotatrice” disse l'anno scorso, in una conferenza stampa. Rappresentò la Siria ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Istanbul 2012. La stessa città da cui, tre anni dopo, sarebbe salpata quell’imbarcazione.

Ora, la sua storia diventerà un lungometraggio. E parrebbe trattarsi di una grossa produzione. Segnala il quotidiano Marca che a dirigere il film sarà Stephen Daldry, già regista di Billy Elliot, per una produzione Working Title, nota soprattutto per il franchise ‘Bridget Jones’. Film che anticipano l’attualità, storie reali che ispirano il grande schermo. Cinema e realtà uniti dal tratto comune del nuoto che, non a caso, trasse antica origine dalla volontà di collegare terre e popoli lontani.

moscarella@swimbiz.it

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