Lo sport italiano riunito nei giardini del Quirinale per assistere alla consegna del tricolore, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Federica Pellegrini e Martina Caironi, portabandiera azzurri alle Olimpiadi e Paralimpidi di Rio de Janeiro. Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ricorda che “Quasi il 50% dei nostri atleti qualificati è donna, record a cui siamo particolarmente affezionati” e che è una donna, simbolo del movimento sportivo, a portare il tricolore a Rio. E per i Giochi, rivolto al Presidente Mattarella, promette che i gli atleti “Faranno di tutto per onorare la maglia azzurra, perché sappiamo che loro, a nome soprattutto Suo, rappresentano l’orgoglio del Paese”. Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, invita anche il Presidente della Repubblica a presenziare a Rio, mentre il sottosegretario Luca Lotti ricorda con orgoglio italiano la grande finale olimpica di pallanuoto Italia-Spagna a Barcellona a ’92, il rigore dubbio ai padroni di casa., Alessandro Campagna (oggi Ct del Settebello) che gridava ai suoi “Carattere! Carattere!” e gli azzurri che reagirono, fino alla vittoria finale.
Ed è una commossa Federica Pellegrini, quella che sale sul palco, che parla di voce che trema e adrenalina guardano il team azzurro “Sapete bene di cosa parlo”. E ricorda i sacrifici che ogni atleta olimpico compie “Allenandosi duramente per quattro anni, per vedere i tuoi sforzi premiati o vanificati in pochi minuti”. Ricorda che Rio sarà nei cuori e nelle menti degli sportivi, ma anche di chi li vedrà da casa e, a cominciare dalle famiglie, soffrirà con loro. “Ci faremo il tifo a vicenda, ci faremo forza vicenda” inseguendo la comune vocazione a migliorare. Un’ispirazione, anche per chi li seguirà tv, con l'augurio che si sentano orgogliosi di essere italiani. Atleti olimpici e paralimpici insieme “Per me è la stessa famiglia”.
Federica Pellegrini si è anche soffermata sulla notizia riportata oggi dalla Gazzetta dello Sport, riguardo a una possibile, nuova positività a un controllo antidoping di Alex Schwazer "Non so se darla per vera, nel caso sarei dispiaciuta e sorpresa che ci sia ricascato, vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni. Io avevo rispettato la sua riabilitazione dopo la lunga squalifica. Ora, se fosse confermata la sua positività cambierei idea – e aggiunge - il problema, però, è tarare le pene: per casi gravi, come Epo o anabolizzanti, io sono per la radiazione a vita, già alla prima positività. E vi assicuro che molti altri atleti la pensano così". Sempre alla Gazzetta dello Sport, commenta il fatto anche il capitano dell'Italnuoto, Filippo Magnini "C'è qualcosa di strano, un'analisi fatta cinque mesi dopo non ha senso, può darsi che certe cose non siano state fatte bene. Se devi beccare qualcuno, devi farlo subito. Spero tanto sia un errore".