Un lampo dagli Stati Uniti, dalla District Court di Baltimora. Era il giorno della sentenza a Michael Phelps, l'atleta olimpico più titolato della storia, dopo l'arresto per guida a velocità eccessiva in stato d'ebbrezza: un anno di carcere e pena sospesa con 18 mesi di libertà vigilata. Vietata l'assunzione di alcolici. I fatti erano avvenuti lo scorso settembre, mentre Phelps sfrecciava in auto dopo diverse ore passate al casinò(leggi qui). In seguito, il pluri olimpionico confermò tutto e si scusò, mortificato, in un lungo tweet "Non è la prima volta che sono chiamato in giudizio, e sono deluso da me stesso. Mi prenderò del tempo per fornirmi l'aiuto di cui ho bisogno a capire me stesso. Il nuoto è una parte importante della mia vta, ma ora devo concentrarmi su di me come individuo. E compiere il lavoro necessario a imparare da ques'esperienza e prendere decisioni migliori in futuro". Phelps che, peraltro, pochi giorni dopo l'arresto avrebbe dovuto partecipare a un evento senza precedenti in Argentina, organizzato dall'ex azzurro Luis Laera(leggi qui). Seguirono: la cacciata dal Team Usa che parteciperà ai Mondiali di Kazan 2015, una donna nata uomo che si autoproclamò sua fidanzata segreta, ma anche il Golden Goggle Award, uno degli Oscar del nuoto Usa; infine, la riabilitazione, da cui è uscito qualche settimana fa. "Non capisco, con i soldi che ha, potrebbe permettersi un autista" commentò Ryan Lochte, mentre il giovane nuotatore statunitense Michael Andrew sottolineò a Swimbiz che "Gesti del genere nascondono spesso una muta richiesta d'aiuto". Senza dimenticare i probabili danni economici(leggi qui).
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