“Avere il ciclo mestruale, durante una gara o un allenamento, può condizionare le prestazioni di un'atleta”. A dichiararlo è stata l’australiana Libby Trickett, quattro volte campionessa olimpica, in un dibattito seguito alle dichiarazioni della tennista britannica Heather Watson, secondo cui proprio il periodo di ciclo avrebbe contribuito alla sua sconfitta agli Australian Open. La Trickett ha raccontato dell’imbarazzo provato, da giovane, nel trattare il tema col suo allenatore e invita a maggiore informazione per giovani atlete e per i loro tecnici. “Non ho mai avvertito il ciclo mestruale come un problema”, commenta a Swimbiz Alessia Filippi, ex campionessa mondiale e oggi Direttore Sportivo della Sergio De Gregorio “E il parlarne con allenatori maschi non mi ha mai imbarazzato. E' una cosa fisiologica, molto naturale. Ci sono diversi metodi per programmare i tempi delle mestruazioni, come gli anticoncezionali. A ridosso delle gare, mi è capitato di organizzare il ciclo con la pillola. Non è il massimo per la salute, ma una volta all'anno si può anche fare”. Dello stesso parere è il dottor Lorenzo Marugo, medico Fin “In vista di gare di assoluto rilievo, può capitare di ovviare a questo tipo di problema tramite la pillola. Lo si può fare una tantum, ma senza esagerare”. E aggiunge, “Qualche anno fa un ricercatore ha verificato la percentuale di record mondiali nelle diverse fasi del ciclo mestruale. La fase con minori record mondiali è quella premestruale, mentre durante il ciclo il dato aumenta”. E prosegue spiegandone il motivo, “Nella fase premestruale il progesterone tende a far trattenere liquidi con un conseguente aumento di peso, che crea più difficoltà”. “E' un problema che non tocca tutte le atlete quindi è difficile fornire misure universali per contrastarlo”, conclude il dottor Marugo “Ci sono contromisure di tipo fisico, come borse dell'acqua calda, posizioni particolari e contromisure di tipo farmacologico come antispastici o antidolorifici”.
capilongo-broussard@swmbiz.it
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