Clamoroso a Gwangju, si sarebbe detto in tempi calcistici non sospetti. E invece in questo mondiale coreano il sospetto che quello strumento mostruoso chiamato device, ovvero il trasportino che aiuta i dorsisti ad arrampicarsi e a prendere il via con una certa consistenza e sicurezza, sia in effetti una sola tecnologica. Il perché lo può raccontare Simone Sabbioni, dorsista azzurro che scivola coi piedi traditi dal nastro. Rimanendo come un volatile impallinato in aria e poi finendo a sasso verticale con una clamorosa e unica qualifica mondiale inficiata da un groviglio di nastri chiamato appunto device. Alla fine il povero Simone viene deviato tutto solo a cercare la qualifica, che senza deviazioni di spirito, quindi senza sconcentrarsi, raggiunge con il boato del pubblico. Houston abbiamo un problema. E siamo, soprattutto, a un mondiale cara Fina. Non al palio delle beffe. Non c’è device che tenga.