L’appuntamento è al Lago di Bracciano, sabato 16 e domenica 17 settembre, per la Len Cup di fondo. “Sperando ci sia ancora acqua” diceva una sorridente Martina Caramignoli qualche tempo fa a Swimbiz.it:
Ovviamente ironica, in riferimento ai fatti di cronaca che in quei giorni ventilavano rischi siccità, e interprete di uno sport che insegna a non temere la natura e il territorio, ma conoscerlo e rispettarlo. Vocazione ecologica che il nuoto in acque libere deve seguire fino in fondo. Osservando una gara, si potrebbe dare per scontato che bicchieri e bottigliette dei rifornimenti vengano recuperati a fine gara “La verità è che è quasi impossibile: presto si riempiono d’acqua e vanno a fondo. Senza contare le correnti che li portano fuori vista. Le canoe di recupero servono a poco – commenta a Swimbiz.it Stefano Rubaudo, responsabile Fin del settore fondo – per questo incoraggio gli atleti a gettare il bicchiere sul pontone, dopo aver bevuto”.
Atleti, tecnici, dirigenti e organizzatori Italiani mostrano solitamente buona coscienza ecologica. Ma in World Cup, ai Mondiali o agli Europei, il problema prende proporzioni preoccupanti “A Budapest erano in 62 nella 5 km donne, 60 in quella maschile – ogni atleta compie rifornimenti multipli e il programma conta anche 10 km, 25 km e staffetta, senza contare gli allenamenti – migliaia di bicchieri gettati nel Lago Balaton”. Le soluzioni ci sono, a costi irrisori “Usiamo plastica biodegradabile, mettiamo delle reti sotto ai pontoni, per raccogliere anche i rifiuti affondati. O leghiamo bicchieri e bottiglie al pontone – ovviamente non si riuscirà mai a recuperare tutto – può capitare che un atleta perda la cuffia in mare. Ma possiamo ridurre del 70-80% l’impatto ambientale”. Occorrerebbe, però, una norma Fina che imponga tali misure a tutti gli organizzatori. Se non bastasse l’etica, motivi pragmatici devono spingere il fondo in questa direzione “Siamo ancora il fratello minore del nuoto in vasca – specie alle Olimpiadi - non possiamo rischiare che questo ‘bambino sia soppresso’ per un danno d’immagine enorme” è il monito di Rubaudo.
Un bambino che negli anni è cresciuto, tanto da far innamorare uno dei punti fermi del nuoto in corsia, Gregorio Paltrinieri. Ci sarà anche lui a Bracciano, farà solo il tifo per Martina, per Verani, Taddeucci, Occhipinti, Bianchi, Acerenza “Che in acque libere può far molto bene”. Ha voluto comunque esserci, Gregorio, perché il fondo lo gasa davvero. Quarto nella Len Cup a Eilat, oro alle Universiadi di Taipei “Ma più dei risultati, due sono i segnali positivi che ha lanciato. A Eilat ha saputo sperimentare, rinunciando agli ultimi rifornimenti, e ha capito che così arriva senza energie a fine gara. A Taipei è stata una gara tosta, temperatura oltre i 34° - diverse delegazioni anglosassoni ritirarono i loro atleti per protesta – che non ha permesso a Greg di sviluppare la velocità concordata. Eppure, anche così ha saputo tenere un buon ritmo e consumare molto meno degli avversari” persino chi a quelle temperature si allena, come il brasiliano Allan Do Carmo. Segnali positivi del Paltrifondista, segnali appunto “Che dovranno essere corroborati in una gara di alto livello. Come inizio, però, direi che è eccezionale”.